ALBERTO CONTI, FOTO DI IVANO TOGNI |
Agli antipodi, per dire, della faentina Linda Maggiori, Alberto Conti è sinonimo di social al minimo se non nulli, meglio la classica conferenza stampa. Come Linda a Faenza, però, Conti è centrale nel dibattito forlivese pur senza personalizzazioni. Rispetto alle istituzioni locali e regionali è dialogante, ma anche pronto allo confronto duro. Anche coi Verdi locali. Sempre però lungo il filo conduttore di una storia amministrativa della città romagnola del tutto particolare se non unica. In Romagna e forse non solo.
Parlare di Conti significa infatti parlare del Tavolo delle Associazioni Ambientaliste di Forlì di cui l’ingegnere è coordinatore dal 2013. “Nato - recita a memoria nell’ufficio dell’Assiprov forlivese- nel 2011, sindaco Roberto Balzani (2009-14, NdA) con delibera di giunta numero 182 del 23 giugno dopo che eravamo stati già coinvolti nel ruolo di consulenza volontaria pro- amministrazione tanto rispetto alla giunta stessa quanto anche ai gruppi consiliari, il Taaf non è una consulta ambientale. È stato costituito con una delibera per così dire leggera che ci riconosce tutte assieme come associazioni ma solo per capire come la pensiamo. Noi avremmo voluto una cosa più pregnante: essere interpellati prima di una decisione, ovviamente in senso puramente consultivo, per contribuire alle decisioni e al lavoro degli uffici. Niente parere preventivo invece. Avviene semplicemente che, informati sulle problematiche e tematiche che via via saltano fuori, chiediamo di approfondirle all’assessore. Che ci mette in contatto con gli uffici coi quali poi ci rapportiamo. In altre parole, a patto che il lavoro dell’amministrazione non sia rallentato, otteniamo il consenso dell’assessore per ottenere le informazioni grazie alle quali possiamo formulare le nostre osservazioni entro un termine massimo: dieci giorni, per esempio, meglio pure un giorno prima che dopo...”
Massimo terreno di prova dell’operazione Taaf fu la questione dei rifiuti. “Prima delle elezioni del 2009 –ricorda Conti- il 9 giugno per l’esattezza, il candidato Balzani ci chiama tutte, dico le associazioni ambientaliste, Italia Nostra, Wwf, Medici per l’Ambiente... cioè non tutte ma sicuramente molte, e ci dice: voglio un rapporto organico con voi, in particolare voglio iniziare un percorso post-inceneritore e superare la prevalenza di Hera che l’inceneritore gestisce. Ci propone in pratica una rottura rispetto alla politica precedente, rispetto al passato”.
L’inceneritore di Forlì nasce negli anni ’70 con le amministrazioni rosse di Angelo Satanassi che regalarono a Forlì il centro pedonalizzato e la soluzione tecnologicamente più avanzata di allora per la gestione rifiuti per andare oltre alle discariche. Nel 2003-4 l’impianto era stato riassettato e potenziato da 60 mila tonnellate annue alle attuali 120-150 mila al servizio di un raggio provinciale, ma, puntualizza Conti, con noi contrari, perché “noi sostenevamo che con la differenziata sarebbe bastato com’era all’inizio. Perciò con Balzani ci stiamo. La novità c’è. I sindaci prima non ci potevano neanche vedere”.
Il Wwf a Forlì, per capirci meglio, nasce negli anni ’60, decennio “micidiale per l’ambiente”, nel corso del quale inizia il dibattito su come rifornire la Romagna di acqua non inquinata da nitriti e nitrati legati all’agricoltura intensiva. Tramite il Canale Emiliano-romagnolo e l’invaso di Ridracoli che sarà completato con l’acquedotto nell’88, o, come il Wwf avrebbe preferito, “con un uso non consumistico delle risorse idriche combinato con il canale e le risorse fluviali della prima fascia di pianura dei vari Savio, Montone, Marecchia?”
Ebbene, Balzani si era collocato sempre su posizioni critiche rispetto all’epopea di Ridracoli e del suo massimo propugnatore, Giorgio Zanniboni, già sindaco comunista di Forlì negli anni ’80 e poi primo presidente (1989) del Consorzio Acque inizialmente forlivese-ravennate poi di tutta la Romagna...
Certo, alla prova dei fatti i rapporti tra il Taaf e Roberto Balzani non furono idilliaci né all’inizio della, chiamiamola così, collaborazione, né durante quelli che l’ex-sindaco nel suo libro battezzò come Cinque anni di solitudine. In particolare con chi “gestì il tavolo materialmente” (parole di Balzani), cioè quell’Alberto Bellini, ingegnere elettronico e assessore all’ambiente dal 2009 al 2015, chiosa Conti, “non ci amavamo!”
Per quanto promosso dall’amministrazione comunale, così Conti motiva il mancato idillio, il Taaf non era (e non è) integrato con essa. Era (ed è) autonomo: nel giudizio e operativamente e, se da parte sua “Bellini in particolare era poco incline al rapporto col Taaf, riguardo a noi, noi del Taaf, da una parte non ci siamo mai conformati con loro, dall’altra avevamo e abbiamo conquistato presa con la popolazione che ci prendeva e prende sul serio”.
Quel quinquennio però ha creato le premesse per raggiungere l’obbiettivo ambito da tanto associazionismo e ambientalismo romagnolo, e secondo Conti auspicato da Balzani: scalzare dalla gestione dei rifiuti del forlivese la potente multiutility, Hera, dominus del settore in Emilia-Romagna (si affidano ad Hera attualmente circa l’80% del totale delle amministrazioni romagnole, Imola compresa). Dal 2017 infatti Alea Ambiente SpA, società interamente pubblica, provvede ai rifiuti di Bertinoro, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Civitella di Romagna, Dovadola, Forlì, Forlimpopoli, Galeata, Meldola, Modigliana, Portico e San Benedetto, Predappio, Rocca San Casciano e Tredozio. Ed è cambiata in modo significativo (con il “porta a porta”) la modalità del servizio.
E Conti non solo è costantemente in trincea, in dibattiti, media e istituzioni, per rivendicare il successo del “Modello Alea” in termini di minori costi, maggiore differenziato (85%), minore indifferenziato (abbandoni e conferimenti illeciti in comuni limitrofi compresi) e minori rifiuti complessivi, ma anche per contrastare le false notizie che fioccano da ogni parte sull’argomento. Inoltre appare sempre più determinato riguardo alla strategia politica con cui l’obbiettivo è stato raggiunto e quindi riguardo alla replica della medesima per altre battaglie.
“Se non ci fosse stato il Taaf, di cui io sono solo coordinatore e tiro la carretta perché questo tavolo funzioni e continui a funzionare, ma solo come primus inter pares, perché ci sono altri di me meno visibili, ma altrettanto determinati... Senza il Taaf, dicevo, Alea non si sarebbe fatta non perché abbiamo potere, ma perché l’abbiamo sostenuta pubblicamente, informando il pubblico e contribuendo a rafforzare l’iniziativa, ma solo come organo a latere. Senza di noi non ci sarebbe stata la collaborazione di altri cittadini, perché abbiamo allargato la base sociale, fatto uscire la cosa dalle chiuse stanze. Certo, prima c’è stato Balzani (e Drei, che ha mantenuto l’impegno) ma noi abbiamo rappresentato il valore aggiunto dell’operazione, sostenendola ma sempre tanto da una posizione collaterale quanto sulla base di una valutazione critica...”
Stesso format operativo quindi per l’obbiettivo prossimo, che è del WWF, ma solo come ispiratore iniziale. Già in moto cioè per allargarsi ad altri, associazioni in primis: in vista del rinnovo del Piano Urbano Generale Conti e il WWF puntano ad una collaborazione tra i comuni di Predappio, Meldola, Bertinoro, Forlimpopoli e Castrocaro finalizzata a ri-naturalizzare il territorio con una “eco-pianificazione” rappresentata da aree protette e naturali e foreste periurbane lungo una fascia della collina forlivese che, partendo da Bertinoro, passi per Meldola, Forlì, Castrocaro, Predappio, Modigliana, Brisighella, e confluisca infine nel Parco della Vena del Gesso...