Ora “sono giornalista e scrittore” Alessandro Di Battista anticipa nella serata tutta per lui alla Sala Allende di Savignano sul Rubicone sabato 12 novembre 2022 invitato da Christian Brigliadori di Around Sport per la nuova serie di incontri con personalità scomode (o presunte tali) intitolata Il Centro del fiume. Poi però del suo ultimo libro, Ostinati e contrari: Voci contro il sistema, Paper First, non parlerà: a parte l’invito a comprarlo (“Non vivo d’aria...”). Al folto pubblico squaderna solo, chiamiamolo così, il Di Battista pensiero.
Qualche frammento: “La democrazia diretta è stata demonizzata, ma un giorno vedremo quella rappresentativa come oggi la monarchia assoluta” (Casaleggio docet) - “La stampa italiana non è libera” perché tutta controllata da potentati economici - No alle correnti nei partiti (“sono roba da Pd”) - Vade retro Draghi (che, per dirne una, “con l’improcedibilità ha superato i governi Berlusconi”) - “Con questa opposizione Giorgia Meloni governerà nei prossimi 35 anni”- “Tra Draghi e Meloni corre poca differenza e “i rave servono solo ad oscurare le cose che Meloni non può fare...” - Nel governo giallo-verde (Conte 1) “per colpire i Cinquestelle hanno contestato Salvini” - Che il 25 settembre Conte, “che non mi ha chiesto di candidarmi”, abbia recuperato, “è indubbio, ma bisogna capire dove sono andati i sei milioni di voti persi” - “Il conflitto d’interesse riguarda tutti, non solo Berlusconi”: anche le banche, i giornali, i sindacati, il Pd naturalmente - Il Governo Draghi fu un compromesso al ribasso”, oltre al fatto che “a Draghi faceva schifo fare il presidente del Consiglio” - “Mai avrei immaginato che avrei avuto nostalgia della Prima Repubblica”.
Al pubblico che plaude, pur senza esagerare, regala perfino un mea culpa. Purtroppo non per i decreti Salvini contro gli immigrati, ma per aver “criticato eccessivamente Angela Merkel, perché non avevo capito che tentava di rafforzare politicamente l’Ue”. Che, ahinoi, “è una colonia Usa” e che sostenga l’Ucraina ci può pure stare , ma “andiamo a vedere la genealogia della guerra?”.
Alcune dietrologie sono colorite ed estreme: 1) “Le interviste dei politici sono dei pizzini interni alla classe politica e servono agli intervistati solo per posizionarsi”; 2) “Secondo me sono stati i britannici a far esplodere il North Stream che avrebbe tagliato fuori Ucraina e Polonia dal gas...”; 3) “In questo paese se sei contro Nato e Israele è difficile che arrivi a posti apicali”; 4) “Le sanzioni (antirusse, NdR) servono (agli Usa, NdR) a dividere l’economia europea da quella Russa”
Nessun riguardo, coerentemente, per i padroni di casa: “Il Pd deve sparire come il partito socialista di Hollande: se sparisse sarebbe un bene per il paese!” e “Bonaccini? Ma non c’è niente di meglio?”
Vano il tentativo di sfilacciare il tornado con qualche tiepida obiezione. La serata è tutta di questo Di Battista ex-viaggiatore nel sud del mondo, poi prestato alla politica per una sola legislatura, per allontanarsi infine da essa, e dal movimento di Beppe Grillo, quanto basta per poter dire che “a me non manca quel Palazzo, preferisco una serata del genere, perché quel Palazzo è traditore: ti fanno credere che quella sia l’unica realtà e restare lì dentro coi piedi per terra è complicato: ho visto tanti parlamentari entrare con le migliori intenzioni diventati arredamento del luogo...”
Nel libro c'è un giornalista promettente. Solo rinunciasse di più ad essere Di Battista...
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