giovedì 8 settembre 2022

RIMINI DI ULRICH SEIDL RACCONTA L'EPICA DELLA SOLITUDINE ATTRAVERSO LE TRAVERSIE DI UN PERSONAGGIO CHE EPICO NON APPARE MA CI CONQUISTA



Rimini di Ulrich Seidl è un film sulla solitudine. Certo, il protagonista, Ritchie Bravo, non è un giovanotto e ha vissuto lune più smaglianti come cantante da balera e sex bomb, ma questo aspetto declinante della sua figura costituisce solo un ingrediente aggiuntivo. Si sa, del resto, che anzianità e solitudine sono spesso ancelle.

Il fatto è però che in Rimini tutti sono soli con la propria pena che materialmente può consistere nella cura della madre inferma, nell’inseguimento vano in età avanzata dei miti della gioventù o semplicemente in un deficit di sesso (perché la libido non muore mai) tamponato come riesce. E come gli altri Ritchie (Michael Thomas) è solo: solo in compagnia del suo arraffare denaro da qualsiasi fonte sfruttabile, onesta o meno, propria o altrui. Perché tutto è per lui all’incanto: la propria appannata celebrità, le sue indubbie qualità canore, la sua residua potenza sessuale: il tutto al servizio di un mondo di solitudini...

Ma che c’entra Rimini? In nulla, a parte uno sfondo che le appartiene, ma tutt’altro che in esclusiva, cioè il vuoto invernale dei luoghi della festa estiva. Non fornisce il mare, che pure ruggisce fuori campo e oltre un grigio e una nebbia implacabili, e che non vediamo mai. Neppure gli scorci suggestivi della Rimini storica. Rimini, se c’è, svolge un ruolo unicamente attraverso quella terra di nessuno rappresentata dalla fascia attrezzata, che separa la città dalla spiaggia, spopolata d'inverno ad eccezione di perse e dimenticate anime di migranti fuggiti da pene peggiori. Lì si svolge la vita di Ritchie tra performance canore, sessuali, commerciali e altro di molto meno nobile finchè...

Rimini per caso verrebbe da dire. Fosse Cesenatico e Marina di Massa non cambierebbe nulla. Non una Rimini brand,  ma una rimini con la erre minuscola, scarnificata come l’identikit di un volto. Neppure il fascino di una Rimini d’inverno. Quella striscia di riviera di cui sopra vive come schiacciata da un assedio: il mare, come già detto, da un lato, dall'altro le intemperie varie come in un mondo distopico che perseguita costantemente il nostro eroe, sempre in affanno, sempre all'inseguimento del reddito e della propria pena. 

Che tuttavia non è un eroe negativo. E il film stesso pare aprirsi ad un messaggio di speranza inatteso. Consigliasi la visione non doppiata...


Nessun commento:

Posta un commento