martedì 8 ottobre 2019

MEDICI ED ESPERTI SUL G5 A CESENATICO. DANNEGGIA LA SALUTE? SI INVOCA IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE MA UNA COSA È CERTA: È UN INQUINANTE IN PIÙ
5G c’è chi dice NO é il titolo di un importante convegno promosso dal Movimento STOP 5G Romagna di sabato 7 settembre a Cesenatico c/o Liceo Ferrari, che al pari di altre organizzazioni in Italia e nel mondo si sta adoperando per informare e sensibilizzare cittadini ed istituzioni sui pericoli per la salute umana, e non solo, della ormai imminente ed apparentemente inarrestabile implementazione di questa nuova tecnologia: 5G dunque. Che andrà a sovrapporsi, senza che minimamente i suoi effetti siano stati sottoposti a studi approfonditi ed opportune verifiche, alle altre tecnologie ancora in uso 2G, 3G, 4G.
Peccato per la scarsa adesione da parte delle autorità invitate, in particolar modo sindaci ed assessori competenti. Non ultimo, tra gli assenti, il comune di Cesena. Al contrario molti i cittadini interessati ad approfondire il tema, tramite gli interventi degli autorevoli relatori. Degno inoltre di nota l'ospitalità offerta al convegno dal Liceo scientifico “Enzo Ferrari” di Cesenatico, nell’aula magna. A riprova della volontà del dirigente di interconnettere l’istituto col territorio come luogo di approfondimento e discussione democratica dei temi di interesse collettivo senza pregiudizi e/o discriminazioni.
Il prof Bersani, docente di fisica e consulente della Federconsumatori, ha riportato l’attenzione sulla drammaticità del contesto, vista la sistematica e progressiva erosione del principio di precauzione, caposaldo della nostra normativa a partire D.L. 381 /98, ma destinato, per volontà dei legislatori che si sono succeduti, ad uniformarsi al ribasso alle normative meno restrittive di altri paesi. Complice forse anche un’opinione pubblica bombardata di informazioni falsamente rassicuranti e commercialmente seducenti. Non ultimo, sorprendentemente, Altroconsumo con un trafiletto intitolato: 5G e rischi per la salute: niente panico.
Certo è invece che il fondo naturale elettromagnetico è aumentato fino a quasi raddoppiare in questi due decenni e, mentre i monitoraggi eseguiti da Arpae quasi sempre su richiesta dei cittadini sono invece nel tempo diminuiti, gli sforamenti dei limiti di legge sono stati in crescita. Annullata la percezione del rischio, dato che i campi elettromagnetici non si vedono e non si sentono, ne è disceso un utilizzo di questi strumenti sempre più disinvolto fino a darli in mano a bambini, anche di pochi mesi alla guisa di un qualunque trastullo.
Eppure in questi anni indicazioni autorevoli sono pervenute dall’Europa, in particolare con la Risoluzione del 27/05/2011 indicante agli stati membri di contenere le emissioni entro limiti di gran lunga inferiori a quelli previsti dalle norme in vigore, nonché di utilizzare soprattutto in strutture pubbliche e scolastiche connessioni cablate e non wireless, con anche campagne di informazione rivolte a cittadini ed insegnanti sul corretto utilizzo delle tecnologie. E IARC già nel 2011 aveva messo in guardia sulla possibile cancerogenità dei campi elettromagnetici, cancerogenità ribadita recentemente anche dallo SCIR che ha inserito l’inquinamento elettromagnetico tra i 14 fattori di rischio cancerogeno. Mentre però in paesi come la Francia viene applicato almeno per le scuole il principio di precauzione, in Italia prosegue la massiccia introduzione dei sistemi wifi nelle scuole ed in ogni altra struttura pubblica e privata.
È toccato allora alla dott.ssa Gentilini, nota oncologa di Forlì da tempo impegnata in un’appassionata, incessante battaglia per la prevenzione nel campo della salute, mettere in evidenza le interconnessioni tra ambiente e salute. Ebbene, già nel 2006 l’OMS valutava che il 25% delle malattie degli adulti ed il 33% di quelle infantili fosse globalmente dovuto a fattori ambientali evitabili. Inoltre rispetto agli adulti i bambini sono maggiormente esposti e più suscettibili agli agenti ambientali a causa delle loro peculiari caratteristiche fisiologiche e comportamentali, l’immaturità degli organi ed apparati, e la condizione di rapido accrescimento. Il periodo prenatale e le prime fasi di sviluppo rappresentano in particolare una finestra temporale di specifica vulnerabilità, nel corso della quale l’esposizione a inquinanti tossici ambientali può causare morti premature, difetti congeniti, problemi del neuro-sviluppo e un aumento di rischio, anche nelle successive fasi di vita, di patologie respiratorie cardiovascolari e neoplastiche. Il rapporto AIRTum (Associazione Italiana Registri Tumori) ha evidenziato un progressivo aumento negli ultimi dieci anni del tasso di incidenza dei tumori pediatrici, che in Italia è nel complesso pari a 175,4 casi per milione/anno ed è più alto di quello rilevato negli Sati Uniti (158) e in Europa (140). Attualmente in Germania è 141, in Francia è 138.
L'Italia con il 2% annuo di aumento percentuale dell'incidenza detiene, purtroppo, il triste primato dei tumori infantili. La variazione del picco in pochi anni induce a ipotizzare che nell'arco degli ultimi 30 anni si siano verificate importanti variazioni dell'esposizione ambientale ad agenti fisici, chimici, infettivi, con conseguente alterazione del sistema immunitario. Che favorirebbero una maggiore suscettibilità individuale verso una mutazione cellulare in un periodo breve della vita, che potrebbe anche essere perinatale. Gas di scarico veicolare, residenza in vicinanza di strade di grande traffico, esposizione a campi elettromagnetici (Cem) a bassa ed alta frequenza, abitudini tabagiche parenterali, gestione dei rifiuti, uso di antiparassitari. “Le sostanze inquinanti -osserva la dottoressa- penetrano nell'organismo tramite il cordone ombelicale e poi con il latte materno, l'attuale generazione di bambini è la prima dell'età moderna ad avere uno stato di salute peggiore di quello dei genitori”.
I limiti di esposizione all’elettromagnetismo imposti dalla legge tengono conto solo degli effetti termici, quando invece ricercatori di tutto il mondo hanno dimostrato la gravità degli effetti non termici. A questo riguardo i rapporti BioInitiative costituiscono pietre miliari globali al fine di una revisione completa degli effetti biologici e sulla salute delle radiazioni elettromagnetiche a bassa intensità così come per le conclusioni e le raccomandazioni indirizzate al pubblico. In particolare il rapporto BioInitiative 2012 contiene sezioni sulle prove degli effetti su geni ed espressioni proteiche, DNA, funzioni immunitarie, neurologia e comportamento, barriera ematoencefalica, tumori al cervello e neurinomi acustici, leucemie infantili, melatonina, morbo di Alzheimer, cancro al seno, riproduzione e fertilità, disordini fetali e neonatali.
Nel febbraio 2016, inoltre, 220 scienziati di 42 paesi hanno firmato un appello internazionale alle Nazioni Unite (ONU) e all'OMS, richiedendo la protezione dall’esposizione ai campi elettromagnetici non ionizzanti. L’appello affronta gli effetti scientificamente dimostrati sulla salute, le inadeguate linee guida internazionali (ICNIRP) e il loro uso da parte dell'OMS, illustrando chiaramente i rischi che l’esposizione al 5G può presentare.
In Italia G5 significherà, secondo stime dell’AGCOM, essere esposti a circa un milione di dispositivi per chilometro quadrato ed a frequenze che l’essere umano non ha mai sperimentato su così larga scala (le cosiddette “onde millimetriche”) e in maniera addizionale rispetto all’esistente. Le evidenze scientifiche disponibili sulle conseguenze dell’esposizione a questo tipo di frequenze, seppur preliminari, sono preoccupanti, perché anche in questo caso sono stati documentati effetti tipo alterazioni geniche, della sintesi proteica.
Dunque, la conclusione dell'oncologa è che l’esplosione numerica di dispositivi che utilizzeranno il 5G, combinata con una densità espositiva mai vista prima e con l’utilizzo di frequenze mai utilizzate su così larga scala potrebbero generare, anche alla luce delle evidenze scientifiche disponibili, un rischio biologico e sanitario che non è stato in nessun modo valutato e preso in considerazione. Senza considerare gli effetti su altre forme di vita animali e vegetali. Non ultimo l’abbattimento degli alberi costituenti ostacoli alla trasmissione del segnale 5G.

La dottoressa Bartoletti dell’Isde e dell’associazione Sos sensibili ha approfondito il tema dell’elettrosensibilità: patologia sempre più diffusa, pur non essendo ancora, in Italia, riconosciuta ufficialmente, e pur rappresentando una reazione avversa multiorgano con sintomi vari aspecifici che comportano, a volte, compromissione o perdita della capacità lavorativa e, in ogni caso, un peggioramento più o meno grave della qualità della vita. Anche perché questi effetti si manifestano per esposizioni a valori di CEM anche al di sotto dei limiti di legge. Indagini epidemiologiche, in particolare di tipo "geografico", hanno evidenziato correlazioni statisticamente significative tra la tipologia e la gravità delle diverse sintomatologie dichiarate, nonché dell'incidenza di patologie tumorali, con la distanza delle abitazioni dei soggetti in esame dalle SRB per la telefonia mobile. Anche a livelli di campo elettrico 10-30 volte inferiori agli attuali limiti di legge (6 Volt/metro, DPCM 8.7.03).
                                                  Tiziana Lugaresi

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