MEDICI ED ESPERTI SUL G5 A CESENATICO. DANNEGGIA LA SALUTE? SI INVOCA IL PRINCIPIO DI
PRECAUZIONE MA UNA COSA È CERTA: È UN INQUINANTE IN PIÙ
5G c’è
chi dice NO é il titolo di un
importante convegno promosso dal Movimento STOP 5G Romagna di sabato 7
settembre a Cesenatico c/o Liceo Ferrari, che al pari di altre organizzazioni
in Italia e nel mondo si sta adoperando per informare e sensibilizzare
cittadini ed istituzioni sui pericoli per la salute umana, e non solo, della
ormai imminente ed apparentemente inarrestabile implementazione di questa nuova
tecnologia: 5G dunque. Che andrà a sovrapporsi, senza che minimamente i suoi
effetti siano stati sottoposti a studi approfonditi ed opportune verifiche,
alle altre tecnologie ancora in uso 2G, 3G, 4G.
Peccato per la scarsa adesione da parte delle autorità invitate,
in particolar modo sindaci ed assessori competenti. Non ultimo, tra gli
assenti, il comune di Cesena. Al contrario molti i cittadini interessati ad
approfondire il tema, tramite gli interventi degli autorevoli relatori. Degno
inoltre di nota l'ospitalità offerta al convegno dal Liceo scientifico “Enzo
Ferrari” di Cesenatico, nell’aula magna. A riprova della volontà del
dirigente di interconnettere l’istituto col territorio come luogo di
approfondimento e discussione democratica dei temi di interesse collettivo
senza pregiudizi e/o discriminazioni.
Il prof Bersani, docente di fisica e consulente della Federconsumatori,
ha riportato l’attenzione sulla drammaticità del contesto, vista la sistematica
e progressiva erosione del principio di precauzione, caposaldo della nostra
normativa a partire D.L. 381 /98, ma destinato, per volontà dei legislatori che
si sono succeduti, ad uniformarsi al ribasso alle normative meno restrittive di
altri paesi. Complice forse anche un’opinione pubblica bombardata di
informazioni falsamente rassicuranti e commercialmente seducenti. Non ultimo,
sorprendentemente, Altroconsumo con un trafiletto intitolato: 5G e rischi per la salute: niente panico.
Certo è invece che il fondo naturale elettromagnetico è
aumentato fino a quasi raddoppiare in questi due decenni e, mentre i
monitoraggi eseguiti da Arpae quasi sempre su richiesta dei cittadini sono
invece nel tempo diminuiti, gli sforamenti dei limiti di legge sono stati in
crescita. Annullata la percezione del rischio, dato che i campi
elettromagnetici non si vedono e non si sentono, ne è disceso un utilizzo di
questi strumenti sempre più disinvolto fino a darli in mano a bambini, anche di
pochi mesi alla guisa di un qualunque trastullo.
Eppure in questi anni indicazioni autorevoli sono pervenute
dall’Europa, in particolare con la Risoluzione del 27/05/2011 indicante agli
stati membri di contenere le emissioni entro limiti di gran lunga inferiori a
quelli previsti dalle norme in vigore, nonché di utilizzare soprattutto in
strutture pubbliche e scolastiche connessioni cablate e non wireless, con anche
campagne di informazione rivolte a cittadini ed insegnanti sul corretto
utilizzo delle tecnologie. E IARC già nel 2011 aveva messo in guardia sulla
possibile cancerogenità dei campi elettromagnetici, cancerogenità ribadita
recentemente anche dallo SCIR che ha inserito l’inquinamento elettromagnetico
tra i 14 fattori di rischio cancerogeno. Mentre però in paesi come la Francia
viene applicato almeno per le scuole il principio di precauzione, in Italia
prosegue la massiccia introduzione dei sistemi wifi nelle scuole ed in ogni
altra struttura pubblica e privata.
È toccato allora alla dott.ssa Gentilini, nota oncologa di Forlì
da tempo impegnata in un’appassionata, incessante battaglia per la prevenzione
nel campo della salute, mettere in evidenza le interconnessioni tra ambiente e
salute. Ebbene, già nel 2006 l’OMS valutava che il 25% delle malattie degli
adulti ed il 33% di quelle infantili fosse globalmente dovuto a fattori
ambientali evitabili. Inoltre rispetto agli adulti i bambini sono maggiormente
esposti e più suscettibili agli agenti ambientali a causa delle loro peculiari
caratteristiche fisiologiche e comportamentali, l’immaturità degli organi ed
apparati, e la condizione di rapido accrescimento. Il periodo prenatale e le
prime fasi di sviluppo rappresentano in particolare una finestra temporale di
specifica vulnerabilità, nel corso della quale l’esposizione a inquinanti
tossici ambientali può causare morti premature, difetti congeniti, problemi del
neuro-sviluppo e un aumento di rischio, anche nelle successive fasi di vita, di
patologie respiratorie cardiovascolari e neoplastiche. Il rapporto AIRTum
(Associazione Italiana Registri Tumori) ha evidenziato un progressivo aumento
negli ultimi dieci anni del tasso di incidenza dei tumori pediatrici, che in
Italia è nel complesso pari a 175,4 casi per milione/anno ed è più alto di
quello rilevato negli Sati Uniti (158) e in Europa (140). Attualmente in
Germania è 141, in Francia è 138.
L'Italia con il 2% annuo di aumento percentuale dell'incidenza
detiene, purtroppo, il triste primato dei tumori infantili. La variazione del
picco in pochi anni induce a ipotizzare che nell'arco degli ultimi 30 anni si
siano verificate importanti variazioni dell'esposizione ambientale ad agenti
fisici, chimici, infettivi, con conseguente alterazione del sistema immunitario.
Che favorirebbero una maggiore suscettibilità individuale verso una mutazione
cellulare in un periodo breve della vita, che potrebbe anche essere perinatale.
Gas di scarico veicolare, residenza in vicinanza di strade di grande traffico,
esposizione a campi elettromagnetici (Cem) a bassa ed alta frequenza, abitudini
tabagiche parenterali, gestione dei rifiuti, uso di antiparassitari. “Le
sostanze inquinanti -osserva la dottoressa- penetrano nell'organismo tramite il
cordone ombelicale e poi con il latte materno, l'attuale generazione di bambini
è la prima dell'età moderna ad avere uno stato di salute peggiore di quello dei
genitori”.
I limiti di esposizione all’elettromagnetismo imposti dalla
legge tengono conto solo degli effetti termici, quando invece ricercatori di
tutto il mondo hanno dimostrato la gravità degli effetti non termici. A questo
riguardo i rapporti BioInitiative costituiscono pietre miliari globali al fine
di una revisione completa degli effetti biologici e sulla salute delle radiazioni
elettromagnetiche a bassa intensità così come per le conclusioni e le
raccomandazioni indirizzate al pubblico. In particolare il rapporto BioInitiative 2012 contiene sezioni sulle prove
degli effetti su geni ed espressioni proteiche, DNA, funzioni immunitarie,
neurologia e comportamento, barriera ematoencefalica, tumori al cervello e
neurinomi acustici, leucemie infantili, melatonina, morbo di Alzheimer, cancro
al seno, riproduzione e fertilità, disordini fetali e neonatali.
Nel febbraio 2016, inoltre, 220 scienziati di 42 paesi hanno
firmato un appello internazionale alle Nazioni Unite (ONU) e all'OMS,
richiedendo la protezione dall’esposizione ai campi elettromagnetici non
ionizzanti. L’appello affronta gli effetti scientificamente dimostrati sulla
salute, le inadeguate linee guida internazionali (ICNIRP) e il loro uso da
parte dell'OMS, illustrando chiaramente i rischi che l’esposizione al 5G può
presentare.
In Italia G5 significherà, secondo stime dell’AGCOM, essere
esposti a circa un milione di dispositivi per chilometro quadrato ed a
frequenze che l’essere umano non ha mai sperimentato su così larga scala (le
cosiddette “onde millimetriche”) e in maniera addizionale rispetto
all’esistente. Le evidenze scientifiche disponibili sulle conseguenze dell’esposizione
a questo tipo di frequenze, seppur preliminari, sono preoccupanti, perché anche
in questo caso sono stati documentati effetti tipo alterazioni geniche, della
sintesi proteica.
Dunque,
la conclusione dell'oncologa è che l’esplosione numerica di dispositivi che
utilizzeranno il 5G, combinata con una densità espositiva mai vista prima e con
l’utilizzo di frequenze mai utilizzate su così larga scala potrebbero generare,
anche alla luce delle evidenze scientifiche disponibili, un rischio biologico e
sanitario che non è stato in nessun modo valutato e preso in considerazione.
Senza considerare gli effetti su altre forme di vita animali e vegetali. Non
ultimo l’abbattimento degli alberi costituenti ostacoli alla trasmissione del
segnale 5G.
La
dottoressa Bartoletti dell’Isde e dell’associazione Sos sensibili ha
approfondito il tema dell’elettrosensibilità: patologia sempre più diffusa, pur
non essendo ancora, in Italia, riconosciuta ufficialmente, e pur rappresentando
una reazione avversa multiorgano con sintomi vari aspecifici che comportano, a
volte, compromissione o perdita della capacità lavorativa e, in ogni caso, un
peggioramento più o meno grave della qualità della vita. Anche perché questi
effetti si manifestano per esposizioni a valori di CEM anche al di sotto dei
limiti di legge. Indagini epidemiologiche, in particolare di tipo
"geografico", hanno evidenziato correlazioni statisticamente
significative tra la tipologia e la gravità delle diverse sintomatologie
dichiarate, nonché dell'incidenza di patologie tumorali, con la distanza delle
abitazioni dei soggetti in esame dalle SRB per la telefonia mobile. Anche a
livelli di campo elettrico 10-30 volte inferiori agli attuali limiti di legge
(6 Volt/metro, DPCM 8.7.03).
Tiziana Lugaresi
Tiziana Lugaresi
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