giovedì 24 ottobre 2019

CESENA. FUOCO INCROCIATO SULL'ASSESSORE CARLO VERONA DA PARTE DELLE MINORANZE IN COMMISSIONE CULTURA. RISPOSTE VAGHE SUL DESTINO DELLA BIBLIOTECA MALATESTIANA, MA SI SPERA AVRÁ UN DIRETTORE ENTRO MARZO 2020


di Giuseppe Fabbri

Ieri sera, 23 ottobre, alla terza commissione consigliare cesenate è andato in scena il fuoco incrociato sull’assessore alla cultura Carlo Verona, insediato da appena quattro mesi, ma ancora evidentemente lontano dal sciogliere i nodi del garbuglio che i suoi eredi Elena Baredi e Christian Castorri, assessori delle due giunte di Paolo Lucchi, 2009-2019, gli hanno ereditato. All’ordine del giorno c’era infatti il busillis peggiore: quello riguardante la Malatestiana. Sul cui stato le minoranze, da Cesenasiamonoi alla Lega, supportate da “espertI” come lo storico Claudio Riva e il presidente del Comitato scientifico della Malatestiana Andrea D’Altri, hanno espresso idee chiarissime. E per nulla lusinghiere per la vecchia amministrazione oltre che molto poco clementi col povero Verona, forse non ancora del tutto consapevole di quanto scotta la sua poltrona.

“Chiedo il ripristino delle funzioni che c’erano e che erano il vanto delle amministrazioni di sinistra e che io che sono democristiano ho sempre apprezzato contrastando ogni iniziativa finalizzata a toglierle” ha tuonato Riva, il critico più feroce sulla trasformazione della Malatestiana moderna secondo il modello di Antonella Agnoli, nonché sul passaggio della direzione della biblioteca al funzionariato comunale con contestuale eliminazione della figura del direttore con relativo appannaggio, budget e autonomia gestionale. Secondo la leader della Lega cesenate Antonella Celletti è stato operato un “omicidio premeditato nei confronti di un bene che non possiede nessun altro al mondo: è stato deprezzato e/o distrutto quanto realizzato fino ad oggi dalle amministrazioni di sinistra”. E Cesenasiamonoi per voce del consigliere comunale Vittorio Valletta ha chiesto "una linea di netta discontinuità rispetto a quanto fatto finora”.

Che D’Altri ha etichettato come “grande errore progettuale”. Figlio, cioè, di una ristrutturazione degli spazi dell’ex-liceo classico durata quasi un decennio e costata 8,5 milioni a cui è stato successivamente “giustapposta” una fisionomia bibliotecaria targata Antonella Agnoli. Ispirato ad un’idea della biblioteca come luogo aperto, democratico, polifunzionale, accessibile, inclusivo e attrattivo, il modello della biblioteconoma bolognese registra felici esempi in tutta Italia. Non però a Cesena con la Malatestiana. O meglio: non ancora. La Malatestiana oggi appare, ed è, secondo i critici e i rilievi sorti in commissione, non solo un’incompiuta. Anche un’incognita. Che l’Assessore Verona ha saputo solo in minima parte dissipare.

Riguardo alla cannibalizzazione molto avanzata del Centro cinema di via Aldini da parte della biblioteca il cui atto finale sarà l’apertura del terzo lotto nel 2020 che, è scritto chiaro, del Centro cinema costituirà la nuova sede, Verona è parso arrampicarsi sui vetri. “La mia idea –ha detto in parzialissima sintonia con quanto richiesto da autorevoli interpreti passati della politica culturale cesenate come Daniele Gualdi e Roberto Casalini- è capire se ci sono funzioni che possono tornare al S. Biagio”. E in merito alla Malatestiana e all’organizzazione dei suoi spazi, attualmente insufficienti per tutte le funzioni che la biblioteca vorrebbe esprimere, a parte la mediateca sottratta al Centro Cinema, è stato elusivo rivelando una pretesa “discontinuità” rispetto alla stagione di Paolo Lucchi in fatto di cultura. Senza però esprimere una concreta visione alternativa. “La Malatestiana è una struttura su cui c’è da lavorare molto: con il terzo lotto terminato avremo più spazi. Si tratta di capire come farli funzionare”. Eventualmente, ha aggiunto, forse azzardando un po' troppo, “variando le destinazioni”.

Mentre le idee nuove sono apparse ancora solo idee. “Farò approfondimenti” ha puntualizzato riguardo all’ipotesi di “rendere tutt’uno la biblioteca Comandini” coi suoi 15 mila volumi “e la Malatestiana”. E quanto al Magazzino di via Piave, in cui stanno 20 mila volumi coperti dalla polvere di almeno tre lustri, ha rassicurato che “è scomodo sì ma appropriato per la protezione dei libri” e che “stiamo comunque ragionando su due strutture che potrebbero essere di supporto”, tentando anche un timido contropiede aggiungendo che in ogni caso “non siamo la pecora nera: anche Ravenna ha i magazzini lontano. D’altra parte un magazzino sotto il terzo lotto della Malatestiana non è realizzabile: mi piacciono le belle idee, ma se costano 22 milioni no”.

Una timida reazione che però costa all’assessore gli strali di Antonella Celletti. Il deposito in via Piave –ha tuonato la consigliera- costa 175 mila euro l’anno e dieci anni fa assicuravate che sarebbe stato dismesso per mettere i libri nei sotterranei della Malatestiana. Evidentemente c’è stato un errore gravissimo di progettazione".


L’impegno è per una prossima commissione tra breve per sottoporre ai commissari la bozza del bando per il ricostituendo direttore della Malatestiana. Che, è stata l’unico dato certo fornito, a marzo 2020 si spera sarà insediato e operativo.

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