mercoledì 23 ottobre 2019

EMILIA ROMAGNA IN TESTA NELLE DIPENDENZE. SI AFFERMA IL POLIABUSO CON NUOVE DROGE E ALCOOL NEL GRAN MERCATO DELLE EMOZIONI. INTERNET, LA GRANDE INFARSTRUTTURA DELLE DIPENDENZE DALLE SOSTANZE PSICOATTIVE AL GAMING (prima puntata)

Giuseppe Fabbri e Tiziana Lugaresi

Apprendiamo dal Dossier di Libera che nel 2017, a seguito delle operazioni antidroga condotte sul territorio nazionale, sono stati sequestrati 114.500 kg di sostanze stupefacenti, con un aumento di circa il 60% rispetto al 2016. E che se la Puglia, con quasi 35 mila kg di sostanze stupefacenti e 12 mila piante di cannabis sequestrate, emerge in termini assoluti rispetto alle altre regioni, subito dopo ecco l’Emilia Romagna con più di quindici mila kg, quasi il doppio di Lazio (kg 8.611,78) e Lombardia (kg 7.767,81). Inoltre l’Emilia-Romagna sta in cima alla classifica, sempre riguardo al 2017, per la quota più alta di tossicodipendenti tra i detenuti a pari merito con la Liguria (39%), e prima di Veneto (37%) e Lombardia (36%), mentre Calabria (8%), Valle d’Aosta (8%) e Piemonte (16%) registrano le quote più basse.

Ancora, in una ricerca dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (Ifc-Cnr) Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, fotografando i consumi di stupefacenti in Italia coglie l’Emilia-Romagna insieme alla Sardegna nelle prime posizioni per l’uso di quasi tutte le sostanze. In particolare detiene il primato per le droghe sintetiche (allucinogeni 3% e stimolanti 4%). E sta con Toscana, Sardegna e Calabria in testa per il consumo di eroina.

Paolo Ugolini, sociologo della salute, docente presso le scuole infermieristiche e per operatori sanitari a Rimini, Bologna, Cesena, oltre che dirigente dell’Osservatorio epidemiologico Salute Mentale e Dipendenze patologiche dell’Ausl della Romagna, interpellato sul l’entità del disagio giovanile in Romagna in specifico in relazione alla dipendenza da sostanze psicoattive e connesse patologie psichiatriche, ludopatie e cyberbullismo, rimanda al numero di giugno 2019 di Sestante, Rivista scientifica di valutazione nella salute mentale, dipendenze patologiche e salute nelle carceri, che di fatto e anche di diritto è in materia organo ufficiale della Regione Emilia-Romagna. Sottolineando uno studio curato da Sabrina Molinaro, intitolato Consumi d’azzardo ed esperienze psicoattive: nuove traiettorie di uso e dipendenze comportamentali fra normalità e fragilità.
Il mercato globale ha indirizzato –osserva la studiosa- la cultura dei bisogni verso una cultura dei desideri e per gli adolescenti d’oggi “immersi nella rete” (…) probabilmente il termine “virtuale” è vissuto con un significato quotidiano (…) che non si contrappone più con il termine “reale””. Ne deriva che i social media servono certamente ai giovani per tenersi aggiornati e tenere vive le relazioni con amici e parenti. Ma anche “per consumare esperienze ed emozioni”. La parola chiave di questa generazione di “residenti digitali” è sperimentare. Nelle varie forme esaltate dalla rete: dalle sostanze psicoattive legali e illegali al gioco d’azzardo, dal gambling all’internet addiction. Grazie anche alla rete paiono vivere in una sorta di “luna park di esperienze psicosociali”. Il mercato li indirizza non solo verso oggetti da possedere ma anche, e soprattutto, emozioni da consumare. Gli studiosi (M. Croce) parlano di “società additiva”.
“In 20 anni di osservazioni attraverso la lente di ingrandimento che ci fornisce lo studio ESPAD®Italia, abbiamo imparato che la maggioranza dei ragazzi fa il suo ingresso nel “luna park” per fare almeno un giro su una delle tante “attrazioni” a disposizione. Quasi tutti coloro che entrano, si affacciano, sperimentano questa o quella attrazione e poi escono. Uno su sei, fra coloro che sono entrati, rischia però di farsi male. Fuor di metafora, poco più del 74% degli studenti ha fatto almeno una volta nella vita uso di droghe e/o abuso di alcol e/o psicofarmaci senza prescrizione medica; fra questi poco meno di un sesto sviluppa un comportamento a rischio di dipendenza.

La percentuale degli addicted è “sostanzialmente stabile da oltre 10 anni. Sono cambiati invece “alcuni pattern di consumo che rappresentano di per sé un rischio per la salute di chi li adotta, come i consumi per via iniettiva o l’utilizzo contemporaneo di più sostanze, inteso non come il classico poliabuso, ma come un’abbuffata di sostanze prese insieme al solo scopo di raggiungere il massimo livello di obnubilazione possibile”.

Ogni anno, del resto, oltre 100 nuove sostanze illegali sono immesse nel mercato e se pure la voce grossa, anche nel senso dell’esclusività, è espressa dalla cannabis, nel novero si sono fatte largo le party drugs, a cui si ricorre in poli-utilizzo nei rave, nei concerti, alle feste. E da un decennio, a centinaia, le Nuove Sostanze Psicoattive conosciute anche come smart drugs, cioè “sostanze commercializzate on-line come prodotti naturali che hanno effetti simili o analoghi a quelli delle altre sostanze psicoattive illegali. Imitano gli effetti di cannabis, ecstasy e allucinogeni, hanno in internet la vetrina e raggiungono il 14% degli studenti. Alcune si assumono per via iniettiva.


Infine i Farma party, feste in cui i ragazzi fanno incetta di farmaci che hanno a casa e poi li “ingeriscono insieme a consistenti dosi di alcolici”. E l’alcol, appunto. “I ragazzi bevono per la prima volta vino e birra mediamente tra i 13 e i 14 anni e si avvicinano ai cocktail e agli shottini verso i 15 e poco dopo sperimentano anche la prima ubriacatura”. Le indagini ESPAD®Italia parlano di un terzo degli studenti ubriachi almeno una volta nel corso del 2018 e “uno su dieci (…) almeno una volta al mese”. E non manca una quota di cosiddetti “poli-utilizzatori”, orientati verso una ricerca di una “scorpacciata di esperienze psicoattive”: guidati cioè dal desiderio di “collassare e perdere coscienza il prima possibile”, “di sfuggire ad una realtà ipercontrollata, dove tutto si viene a sapere perché tutto è visibile”.

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