EMILIA ROMAGNA IN
TESTA NELLE DIPENDENZE. SI AFFERMA IL POLIABUSO CON NUOVE DROGE E ALCOOL NEL
GRAN MERCATO DELLE EMOZIONI. INTERNET, LA GRANDE INFARSTRUTTURA DELLE DIPENDENZE
DALLE SOSTANZE PSICOATTIVE AL GAMING (prima puntata)
Giuseppe Fabbri e
Tiziana Lugaresi
Apprendiamo dal Dossier di Libera che nel 2017, a
seguito delle operazioni antidroga condotte sul territorio nazionale, sono
stati sequestrati 114.500 kg di sostanze stupefacenti, con un aumento di circa
il 60% rispetto al 2016. E che se la Puglia, con quasi 35 mila kg di sostanze
stupefacenti e 12 mila piante di cannabis sequestrate, emerge in termini assoluti
rispetto alle altre regioni, subito dopo ecco l’Emilia Romagna con più di
quindici mila kg, quasi il doppio di Lazio (kg 8.611,78) e Lombardia (kg
7.767,81). Inoltre l’Emilia-Romagna sta in cima alla classifica, sempre riguardo
al 2017, per la quota più alta di tossicodipendenti tra i detenuti a pari
merito con la Liguria (39%), e prima di Veneto (37%) e Lombardia (36%), mentre
Calabria (8%), Valle d’Aosta (8%) e Piemonte (16%) registrano le quote più
basse.
Ancora,
in una ricerca dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale
delle Ricerche di Pisa (Ifc-Cnr) Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello
dei Diritti”, fotografando i consumi di stupefacenti in Italia coglie
l’Emilia-Romagna insieme alla Sardegna nelle prime posizioni per l’uso di quasi
tutte le sostanze. In particolare detiene il primato per le droghe sintetiche
(allucinogeni 3% e stimolanti 4%). E sta con Toscana, Sardegna e Calabria in
testa per il consumo di eroina.
Paolo Ugolini, sociologo della salute, docente presso le scuole infermieristiche e per operatori
sanitari a Rimini, Bologna, Cesena, oltre che dirigente dell’Osservatorio
epidemiologico Salute Mentale e Dipendenze patologiche dell’Ausl della Romagna, interpellato sul l’entità del
disagio giovanile in Romagna in specifico in relazione alla dipendenza da
sostanze psicoattive e connesse patologie psichiatriche, ludopatie e
cyberbullismo, rimanda al numero di giugno 2019 di Sestante, Rivista scientifica di valutazione nella salute mentale,
dipendenze patologiche e salute nelle carceri,
che di fatto e anche di diritto è in materia organo ufficiale della Regione
Emilia-Romagna. Sottolineando uno studio curato da Sabrina Molinaro, intitolato
Consumi d’azzardo ed esperienze
psicoattive: nuove traiettorie di uso e dipendenze comportamentali fra
normalità e fragilità.
Il mercato globale ha indirizzato –osserva la studiosa-
la cultura dei bisogni verso una cultura dei desideri e per gli adolescenti d’oggi
“immersi nella rete” (…) probabilmente il termine “virtuale” è vissuto con un
significato quotidiano (…) che non si contrappone più con il termine “reale””.
Ne deriva che i social media servono certamente ai giovani per tenersi
aggiornati e tenere vive le relazioni con amici e parenti. Ma anche “per
consumare esperienze ed emozioni”. La parola chiave di questa generazione di
“residenti digitali” è sperimentare. Nelle varie forme esaltate dalla rete:
dalle sostanze psicoattive legali e illegali al gioco d’azzardo, dal gambling
all’internet addiction. Grazie anche alla rete paiono vivere in una sorta di
“luna park di esperienze psicosociali”. Il mercato li indirizza non solo verso
oggetti da possedere ma anche, e soprattutto, emozioni da consumare. Gli
studiosi (M. Croce) parlano di “società additiva”.
“In 20
anni di osservazioni attraverso la lente di ingrandimento che ci fornisce lo
studio ESPAD®Italia, abbiamo imparato che la maggioranza dei ragazzi fa il suo
ingresso nel “luna park” per fare almeno un giro su una delle tante
“attrazioni” a disposizione. Quasi tutti coloro che entrano, si affacciano,
sperimentano questa o quella attrazione e poi escono. Uno su sei, fra coloro
che sono entrati, rischia però di farsi male. Fuor di metafora, poco più del
74% degli studenti ha fatto almeno una volta nella vita uso di droghe e/o abuso
di alcol e/o psicofarmaci senza prescrizione medica; fra questi poco meno di un
sesto sviluppa un comportamento a rischio di dipendenza.
La
percentuale degli addicted è “sostanzialmente stabile da oltre 10 anni. Sono
cambiati invece “alcuni pattern di consumo che rappresentano di per sé un
rischio per la salute di chi li adotta, come i consumi per via iniettiva o
l’utilizzo contemporaneo di più sostanze, inteso non come il classico
poliabuso, ma come un’abbuffata di sostanze prese insieme al solo scopo di
raggiungere il massimo livello di
obnubilazione possibile”.
Ogni
anno, del resto, oltre 100 nuove sostanze illegali sono immesse nel mercato e
se pure la voce grossa, anche nel senso dell’esclusività, è espressa dalla
cannabis, nel novero si sono fatte largo le party
drugs, a cui si ricorre in poli-utilizzo nei rave, nei concerti, alle feste.
E da un decennio, a centinaia, le Nuove
Sostanze Psicoattive conosciute anche come smart drugs, cioè “sostanze
commercializzate on-line come prodotti naturali che hanno effetti simili o
analoghi a quelli delle altre sostanze psicoattive illegali. Imitano gli
effetti di cannabis, ecstasy e allucinogeni, hanno in internet la vetrina e raggiungono
il 14% degli studenti. Alcune si assumono per via iniettiva.
Infine i Farma party, feste in cui i ragazzi fanno incetta di farmaci che
hanno a casa e poi li “ingeriscono insieme a consistenti dosi di alcolici”. E
l’alcol, appunto. “I ragazzi bevono per la prima volta vino e birra mediamente
tra i 13 e i 14 anni e si avvicinano ai cocktail e agli shottini verso i 15 e
poco dopo sperimentano anche la prima ubriacatura”. Le indagini ESPAD®Italia parlano di un terzo degli
studenti ubriachi almeno una volta nel corso del 2018 e “uno su dieci (…)
almeno una volta al mese”. E non manca una quota di cosiddetti “poli-utilizzatori”,
orientati verso una ricerca di una “scorpacciata di esperienze psicoattive”: guidati
cioè dal desiderio di “collassare e perdere coscienza il prima possibile”, “di sfuggire
ad una realtà ipercontrollata, dove tutto si viene a sapere perché tutto è
visibile”.
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