FORMIGNANO VS VILLA SILVIA OVVERO LA GUERRA DEI FINANZIAMENTI TRA I BENI CULTURALI CESENATI. CHI SALE E CHI SCENDE (prima puntata)
di Giuseppe Fabbri
Si discute in questi giorni su Centro cinema e Biblioteca Malatestiana stigmatizzando da parte di autorevoli voci il conflitto creato tra le due istituzioni, soprattutto in conseguenza della cannibalizzazione della seconda a svantaggio del primo. La guerra tra poveri, però, generata dalle precedenti amministrazioni comunali rappresentate ancora nell’attuale dal vicesindaco e assessore al bilancio Castorri, che fu nel quinquennio 2014-19 assessore alla cultura, riguarda anche altri siti culturali cesenati. È infatti la giunta del primo Lucchi che, con l’assessora ai lavori pubblici Paola Miserocchi in testa e Elena Baredi alla cultura, affonda un primo passo concreto, già deliberato e reso esecutivo con relativo stanziamento, rivolto al recupero dell’area del patrimonio della stagione mineraria (zolfo) cesenate. Parliamo del villaggio minerario di Formignano, presso Borello, nel lungo Savio.
di Giuseppe Fabbri
Si discute in questi giorni su Centro cinema e Biblioteca Malatestiana stigmatizzando da parte di autorevoli voci il conflitto creato tra le due istituzioni, soprattutto in conseguenza della cannibalizzazione della seconda a svantaggio del primo. La guerra tra poveri, però, generata dalle precedenti amministrazioni comunali rappresentate ancora nell’attuale dal vicesindaco e assessore al bilancio Castorri, che fu nel quinquennio 2014-19 assessore alla cultura, riguarda anche altri siti culturali cesenati. È infatti la giunta del primo Lucchi che, con l’assessora ai lavori pubblici Paola Miserocchi in testa e Elena Baredi alla cultura, affonda un primo passo concreto, già deliberato e reso esecutivo con relativo stanziamento, rivolto al recupero dell’area del patrimonio della stagione mineraria (zolfo) cesenate. Parliamo del villaggio minerario di Formignano, presso Borello, nel lungo Savio.
L’area è pubblica, piuttosto vasta, perché comprende anche la dismessa discarica della Busca, che poi era un’area mineraria pure essa. Fu del resto comperata dal Comune appunto per farci la discarica, pur trattandosi di un luogo inadatto proprio per le precedenti attività estrattive, con la promessa solenne di usare parte degli incassi della medesima per preservare e valorizzare il villaggio che nel 1962 aveva chiuso l’attività mineraria come già le altre venti e più del circondario Cesena-Mercato Saraceno. Parliamo di 112 mila mq.
Il villaggio consiste in una serie di edifici, tra cui un paio di una quarantina metri di lunghezza rispettivamente di uno e due piani (con gli uffici, la pesa, lo spogliatoio dei minatori, la falegnameria, la casa del direttore, del vice e quant’altro), la centrale elettrica e poi, naturalmente, la bocca della galleria che scende agli scavi che affondano fino a seicento metri sviluppandosi su ventidue livelli in una rete estesa fino alla frazione di Tessello che sta a 4 km.
Un paio di anni fa gli speleologici della Romagna hanno tolto il tappo della galleria, riportando alla luce l’ingresso della cosiddetta discenderia. Ripulendola e rendendola accessibile nel primo tratto di cento metri. All’inizio dell’area, salendo da Borello, c’è pure un edificio nuovo per incontri, lezioni, dibattiti, piccole mostre, peraltro sostitutivo di un container che precedentemente aveva funto alla buona alla medesima funzione. Ovunque erbacce, tetti sfondati dal nevone del 2012, vegetazione che spunta da ogni parte, muri pericolanti. I manufatti sono tutti off-limits.
C’era il progetto, opera di studenti fiorentini col sigillo finale di Pier Luigi Cervellati e i soldi erano già stati stanziati. Non mancava neppure una considerevole aspettativa da parte dei cittadini visto che, secondo Vania Santi, in Carta Bianca, il sistema cittadino di consultazione dei desiderata in termini di lavori pubblici, per un paio di volte la tutela di Formignano ha ottenuto il maggior numero di voti. Solo “piccoli passi verso un recupero parziale” del sito, dice Santi, che dal 2004 fa parte dell’Associazione che sostiene l’impresa della rinascita di questo polo culturale e turistico testimoniante uno dei capitoli più importanti della storia sociale, economica e culturale della città. senza però nulla smuovere nella pratica.
Tuttora per il 2019 è al quindicesimo punto dell’elenco dei 123 complessivi da sottoporre a giudizio dei cittadini tra il 28 novembre e il 16 dicembre. Niente di più che la “messa in sicurezza –recita la voce- tramite recinzioni poste attorno agli edifici e ai pozzi e restauro della discenderia, mettendo un vetro con luci e ricostruendo una tettoia che possa permettere di proteggere il sito e lo renda accessibile anche ai disabili”. Qualche decina di migliaia di euro…
La richiesta, tuttavia, non sarebbe più necessario ignorarla come in precedenza se in quell’ormai lontano 15 novembre 2011 la giunta Lucchi al completo e all’unanimità non avesse dirottato altrove ben 550 mila euro dei 700 mila circa stanziati nel 2007 (sindaco Giordano Conti) per la prima fase del recupero dell’area, che complessivamente è stato preventivato al costo di 7 milioni totali poi diventati10 milioni già prima del nevone, non è chiaro perché. Molto in sintesi, il masterplan vedeva in Formignano un destino di “parco minerario” come tanti altri in giro per il mondo che sono mete per scuole e turisti d’ogni età. E i 700 mila euro servivano per il restauro di parte dei manufatti sopradescritti per predisporli a spazi espositivi e “per ricavarne un ristorante”.
Le “scuse” del ribaltone sono più d’una. La verità unica: Lucchi & Co., come scrivono nella delibera, non ritengono “prioritario l’intervento di recupero dell’ex-miniera di Formignano”. In altri termini, per Lucchi appare solo una castagna che scotta ereditata dal predecessore, Giordano Conti (1999-2009), che a sua volta l’aveva presa da Edoardo Preger, che aveva promesso di dirottare a Formignano denaro incamerato dal conferimento dei rifiuti alla Busca senza però passare ai fatti: anche in quell’occasione i soldi andarono altrove. L’architetto Conti, invece, docente universitario e autore di varie pubblicazioni, fa melina (Santi: “non ha avuto il coraggio”) e tiene in freezer il progetto approvato nel 2007 fino a lasciarlo in eredità a Paolo Lucchi.
Che avrebbe pure il merito di non apparire ipocrita, perché mette subito in chiaro che “a Formignano non faccio nulla senza l’intervento di un privato”. Se non fosse che il bando per raccogliere proposte degli investitori resterà aperto una settimana soltanto e un anno e mezzo dopo il grosso dello stanziamento sarà già girato a Villa Silvia, nella frazione di Lizzano, che sta un po’ prima di Borello lungo il Savio.
Conclusione: Formignano nel 2006 ha fatto da scenario a Baciami piccina di Roberto Cimpanelli per fornire uno sfondo post bellico al finale. Oggi, con la vegetazione che si sta mangiando tutto e dopo che il nevone del 2012 ha disossato quelli che, benché ruderi, tuttavia stavano in piedi, si presterebbe sì e no al Pianeta delle scimmie.
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