SULLA SVOLTA VERDE DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA A CESENA: MINESTRA RISCALDATA O VERO CAMBIAMENTO?
di Tiziana Lugaresi
La svolta verde è il titolo della lodevole iniziativa indetta dalla Fondazione Benigno Zaccagnini, tenutosi a Cesena lunedi 21 ottobre alla Malatestiana con la partecipazione dell’assessore comunale al bilancio Camillo Acerbi, l’assessore alle politiche ambientali Francesca Lucchi e la consigliera regionale Lia Montalti. che da mesi gira per la regione col proprio Manifesto per l’Ambiente e l’Economia verde, annunciando un cambiamento epocale in materia ambientale. La Svolta verde per l’appunto, l’inizio di una nuova era, grazie all’impegno della nostra regione e dei suoi efficientissimi governanti. Per quanto riguarda Cesena, però, la quasi totale assenza di cittadini, la mancanza di interventi da parte dello scarso uditorio, non han fatto che confermare il reiterato silenzio della comunità cesenate sui temi ambientali, ed ancor la sfiducia della stessa nei confronti di un possibile cambiamento di direzione nelle politiche regionali. Ma quale svolta!
Come può essere che la stessa compagine politica al governo della regione in stretta continuità con le precedenti sia divenuta improvvisamente illuminata, sensibile e preparata in campo ambientale, dopo che per decenni ha fatto prevalere obiettivi di sviluppo e di crescita economica antitetici rispetto alle priorità del bene collettivo? Indifferenti alle ricadute che tale modello di globalizzazione liberistica produceva soprattutto sugli strati più deboli delle comunità, costoro hanno lasciato intercorrere decenni di latitanza per imprimere ora questa cosiddetta svolta. Alquanto dubbia, dal momento che nel tempo ben poco si è fatto per difendere il suolo dall’espansione del cemento, dal dissesto idrogeologico, dalla contaminazione dei suoli, delle acque, dei mari, dalle trivellazioni indiscriminate, dalla mobilità incontrollata, dall’esasperazione dei trasporti su gomma, dalla crescita delle infrastrutture sempre più invasive e deturpanti, dall’estensione degli allevamenti intensivi, dai rischi connessi alla presenza di amianto e soprattutto dall’aumento delle disuguaglianze, sempre e comunque connesso al degrado ambientale.
Cosa ancor più grave, dato che in questi 40 anni si moltiplicavano esempi di politiche più attente ai bisogni delle comunità ed alla tutela ambientale. Bastava guardare oltralpe. Tanto più che in tema di riforestazione, di boschi urbani e politiche del verde, alcuni paesi, cosiddetti in via di sviluppo già operavano senza tanti autoincensamenti, superando alla grande i nostri programmi fatti di pompose enunciazioni e poco altro.
Ed ora questo improvviso interesse ambientale, in concomitanza, guarda caso, con le giuste rivendicazioni giovanili e coi quei movimenti capaci (si spera sempre di più) di portare in piazza i nostri ragazzi in un novello ‘68 di stampo ecologista contro i potenti sfruttatori, dissipatori di risorse, ed anche guerrafondai al governo del nostro pianeta. Ma ben venga comunque una maggiore attenzione alla nostra emergenziale condizione climatica, sperando che non si tratti da parte del nostro ceto politico solo di un’opportunistica riverniciatura di verde delle ormai purtroppo consolidate prassi della peggior politica, e calando un velo pietoso sulle responsabilità storiche e planetarie di cui gli stessi rappresentanti istituzionali si sono macchiati e che si guardano bene dal riconoscere.
Dispiace solo che nell’incontro del 21 ottobre ancora una volta le autorevoli relatrici non abbiano fatto altro che dissertare sulla riconversione ecologica dell’economia, la riqualificazione delle città, l’efficientamento energetico e via discorrendo. In particolare l’assessore comunale Francesca Lucchi, senza toccare i temi più scomodi: il 5G, ad esempio, contro il quale la comunità scientifica continua a lanciare i suoi appelli insieme all’opposizione di molti sindaci. Nel nostro caso invece neanche un cenno. La gestione dei rifiuti, altro esempio, con la raccolta differenziata vergognosamente ancora non estesa a tutto il territorio, mentre è stato autorizzato un ulteriore ampliamento della discarica di Ginestreto, ormai una delle più grandi a livello nazionale. Perché non se ne è parlato?
Va tuttavia riconosciuto alla consigliera regionale Lia Montalti di essersi riscattata, dopo la super-ottimistica illustrazione dei 10 punti del suo Manifesto, con un cenno breve al tema della salute e della sua connessione con l’inquinamento ambientale. Finalmente! Almeno lei l’ha chiaramente detto, (al contrario dei suoi colleghi di ogni appartenenza politica, che non si sono mai espressi così chiaramente). Speriamo che sia l’inizio di una vera svolta: quella di voler partire dai problemi più veri ed urgenti delle persone.
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