venerdì 25 novembre 2022

IL PROF NO VAX DAVIDE TUTINO A SAVIGNANO PER UNA LEZIONE SULLA LIBERTÀ (E ANCHE PER IL SUO ROMANZO FANTASY INTITOLATO "IL MAGO DEL LAGO DEL DRAGO" DOVE PURE IL TEMA CARO DELLA DISOBBEDIENZA HA UN RUOLO IMPORTANTE)

Sicuramente è  stato un Davide Tutino, il prof testimone della galassia no vax, molto diverso da quello conosciuto attraverso le interviste con i media, che so, Piazza pulita: in quelle occasioni era netto, immediatamente comprensibile e controvertibile. Quello invece di ieri sera 24 novembre 2022 nella saletta del bar del Seven Sporting Club, invitato dal factotum dell'istituzione sportiva savignanese Christian Brigliadori, appariva più scivoloso e difficile da agguantare. Per dirne una: non ha mai pronunciato la parola vaccino, e neppure mascherina. Banditi con metodo termini come sottomissione o totalitarismo del Tutino braveheart della stagione pandemica ormai alle spalle. 

Al pubblico che non ha lasciato una sedia vuota, a ennesimo merito di Brigliadori e del suo fiuto per il pensiero che mobilita, ha parlato di libertà. Un tema da far tremare i polsi, ma che, vax o no vax, per un prof quale Tutino è (crediamo reintegrato dopo l'allontanamento senza stipendio per il rifiuto, formula sua, di "farselo mettere dentro", lo Pfizer naturally, e la decisione di trasformarsi in contestatore totale della politica di contrasto al mordo) è come la farina per un fornaio. In qualche modo non solo è la sua materia prima, ma anche possiamo facilmente presumere che poco o tanto se ne porti addosso sempre un po'  anche quando non è in classe. 

E noi l'abbiamo ascoltato come si ascolta un prof. Tutino ha il merito di pesare ogni parola prima di consegnarla all'auditorium. Era così, del resto, il Tutino televisivo, altrettanto quello savignanese.  Solo molto meno politico, molto più universale, molto più lontano dal qui e ora della polemica giornalistica: probabilmente un Tutino nel habitus in cui sta più a suo agio.

Anche se il vizio (parrebbe di ascendenza pannelliana) della disobbedienza non l'ha perso. Per lui il Covid-19 è stato come una sorta di "chiamata". Una disgrazia, certo, quella di essere stato espulso dalla scuola senza stipendio. Ma anche la contingenza in cui, come avrebbe detto Alessandro Manzoni, Dio l'ha guardato.  E anche i media. Ancora sta seguendo questa stella. 

Per esempio ci ha confidato di "avere violato la legge contro le sanzioni alla Russia regalando qualcosa all'ambasciata" al fine di contestare le medesime "imposte da Europa e Usa perché le sanzioni sono contro la Russia ma anche contro di noi e a vantaggio degli americani". E lì, però, in questo nuovo cimento, noi lo lasciamo cordialmente. Preferendo  concentrarci sugli ucraini e sulle sofferenze feroci che subiscono a causa di un despota. Che sulla libertà non ha nulla da insegnare.

martedì 15 novembre 2022

ALESSANDRO DI BATTISTA A RUOTA LIBERA A SAVIGNANO SUL RUBICONE PER IL SUO LIBRO DI VOCI CONTRO IL SISTEMA OVVERO INTERVISTE AD ALESSANDRO BARBERO, TONI CAPUOZZO, ILARIA CUCCHI, MONI OVADIA, BARBARA SPINELLI E MARINA CONTE VANNINI. INTELLETTUALI E CITTADINI ORA OSTINATI ORA CONTRARI O TUTT'E DUE. TUTTI A MODO LORO ALTER EGO DELL'AUTORE

Ora “sono giornalista e scrittore” Alessandro Di Battista anticipa nella serata tutta per lui alla Sala Allende di Savignano sul Rubicone sabato 12 novembre 2022 invitato da Christian Brigliadori di Around Sport per la nuova serie di incontri con personalità scomode (o presunte tali) intitolata Il Centro del fiume. Poi però del suo ultimo libro, Ostinati e contrari: Voci contro il sistema, Paper First, non parlerà: a parte l’invito a comprarlo (“Non vivo d’aria...”). Al folto pubblico squaderna solo, chiamiamolo così, il Di Battista pensiero.

Qualche frammento: “La democrazia diretta è stata demonizzata, ma un giorno vedremo quella rappresentativa come oggi la monarchia assoluta” (Casaleggio docet) - La stampa italiana non è libera” perché tutta controllata da potentati economici No alle correnti nei partiti (“sono roba da Pd) - Vade retro Draghi (che, per dirne una, “con l’improcedibilità ha superato i governi Berlusconi”) - Con questa opposizione Giorgia Meloni governerà nei prossimi 35 anni”Tra Draghi e Meloni corre poca differenza e i rave servono solo ad oscurare le cose che Meloni non può fare...” - Nel governo giallo-verde (Conte 1) “per colpire i Cinquestelle hanno contestato Salvini” - Che il 25 settembre Conte, che non mi ha chiesto di candidarmi”, abbia recuperato, è indubbio, ma bisogna capire dove sono andati i sei milioni di voti persi” “Il conflitto d’interesse riguarda tutti, non solo Berlusconi”: anche le banche, i giornali, i sindacati, il Pd naturalmente - Il Governo Draghi fu un compromesso al ribasso”, oltre al fatto che “a Draghi faceva schifo fare il presidente del Consiglio” Mai avrei immaginato che avrei avuto nostalgia della Prima Repubblica”.

Al pubblico che plaude, pur senza esagerare, regala perfino un mea culpa. Purtroppo non per i decreti Salvini contro gli immigrati, ma per aver “criticato eccessivamente Angela Merkel, perché non avevo capito che tentava di rafforzare politicamente l’Ue”. Che, ahinoi, “è una colonia Usa” e che sostenga l’Ucraina ci può pure stare , ma “andiamo a vedere la genealogia della guerra?.

Alcune dietrologie sono colorite ed estreme: 1) “Le interviste dei politici sono dei pizzini interni alla classe politica e servono agli intervistati solo per posizionarsi”; 2) Secondo me sono stati i britannici a far esplodere il North Stream che avrebbe tagliato fuori Ucraina e Polonia dal gas...”; 3) “In questo paese se sei contro Nato e Israele è difficile che arrivi a posti apicali”; 4) “Le sanzioni (antirusse, NdR) servono (agli Usa, NdR) a dividere l’economia europea da quella Russa”

Nessun riguardo, coerentemente, per i padroni di casa: “Il Pd deve sparire come il partito socialista di Hollande: se sparisse sarebbe un bene per il paese!” e “Bonaccini? Ma non c’è niente di meglio?

Vano il tentativo di sfilacciare il tornado con qualche tiepida obiezione. La serata è tutta di questo Di Battista ex-viaggiatore nel sud del mondo, poi prestato alla politica per una sola legislatura, per allontanarsi infine da essa, e dal movimento di Beppe Grillo, quanto basta per poter dire che “a me non manca quel Palazzo, preferisco una serata del genere, perché quel Palazzo è traditore: ti fanno credere che quella sia l’unica realtà e restare lì dentro coi piedi per terra è complicato: ho visto tanti parlamentari entrare con le migliori intenzioni diventati arredamento del luogo...”

Nel libro c'è un giornalista promettente. Solo rinunciasse di più ad essere Di Battista...

ASCOLI PICENO LA SI ABBRACCIA LETTERALMENTE IN DUE GIORNI DI VISITA. RACCOLTA NEL CERCHIO DELLE SUE MURA E DEI DUE FIUMI CHE LA CIRCONDANO QUASI INTERAMENTE SI PRESENTA COME A MISURA D'UOMO PER ANTONOMASIA

Palazzo Merli, Piazza S. Agostino

Il treno per raggiungere da Cesena Ascoli Piceno si consiglia nonostante le quattro ore di regionale veloce a causa di un’attesa di mezzora ad Ancora per il cambio. La cittadina marchigiana di appena 50 mila abitanti si presta infatti ad una visita a piedi essendo principalmente chiusa nel cerchio delle sue mura storiche, di cui poco è rimasto, delle relative porte e dei suoi due fiumi. Alla stazione è inoltre prossima la tappa del tour che collega culturalmente la città marchigiana alla Romagna. Si tratta del Forte Malatesta, una struttura eretta dal poco amato capitano di ventura Galeotto Malatesta e poi sottoposta a svariate trasformazioni ultime delle quali carcere e, oggi, sede di mostre. In particolare un piccolo museo con reperti della Ascoli alto-medievale: goti e longobardi. 

Certo, richiedendo la visita della città almeno due giorni, meglio depositare prima di tutto i bagagli in un B&B del centro storico (per esempio, Il Picchio, via Mercadante 45, gestito dalla simpatica Rosilla). Lo si raggiunge dalla stazione con la navetta gratuita. Da lì due passi e siete nel cuore pulsante della città rappresentato da Piazza dell’Arringo e Piazza del Popolo dove magari concedersi subito una sosta per un caffè all’anisetta nel locale del recente L’ombra del giorno di Giuseppe Piccioni con Scamarcio e Porcaroli nel cast.

Sulla bellezza del centro lasciamo alla vostra curiosità e al vostro impareggiabile estro di flaneur. Suggeriamo solo la vicina chiesa di Santa Maria della Carità (piazza Roma) benché possiate frugarla nelle sue volte e cappelle e nella sua quadreria solo dall’ingresso in quanto, forse come retaggio controriformistico, ci si prega e basta (“adorazione perpetua”, si dice), ma è un barocco mozzafiato.

Più avanti, lungo il decumano che in pratica corre dalla Stazione e dalla Porta Maggiore e taglia la città fino alla Porta Cecco d’Ascoli, direzione Roma, c’è, in Corso Mazzini, la Galleria d’arte Contemporanea Licini, dove al tempo della nostra visita era in corso una mostra di foto di un Carlo Verdone sorprendentemente turneriano (squarci d’infinito con cieli in subbuglio), pittori e scultori d’oggi naturalmente e pure una bella sezione di foto di attori di Emanuele Scorcelletti. Attenzione, riguardo alla sera ad Ascoli Piceno c’è una multisala nel quadrilatero del quartiere oltre Ponte nuovo, uno dei tre che scavalca il fiume Tronto, ma ce n’è un altro intramoenia, Nuovo Cineteatro Piceno, alle spalle della Pinacoteca in piazza del Popolo direzione Porta Torricella. Evidentemente l’immancabile ex-cinema parrocchiale evolutosi.

Non perdetevi un paio di camminate suggestive: una, magari notturna, che segue l’emiciclio murario che va dal Ponte nuovo a Piazza Cecco d’Ascoli, l’altro extramoenia l’indomani mattina con begli scorci di frammenti della città che parte da Porta Torricella a sud e, scavalcato il Castellano, affluente del Tronto, col quale circonda su tre lati la città, compie un cerchio fino a Forte Malatesta e alla zona stazione. Per una visione dall’alto e una maggior percezione del suo retaggio di città turrita, attraversate invece il ponte Augusteo a nord e salite fino alla statua del Cristo Redentore che di notte vigila luminoso sulla città. Che, peraltro, anche dopo il salotto serale non manca di una sua placida vitalità notturna.

Una visita ad Ascoli Piceno è importante anche per ricordarci che tutto sommato non siamo alla canna del gas. Dal terremoto del 2016 sulla città sono piovuti da fonti molteplici soldi e ancora soldi per mettere in sicurezza. Per gli interessati, magari architetti o geometri, la lettura dei cartelli di cantiere disseminati ovunque coi relativi ponteggi fa quasi da corso di aggiornamento, o almeno ripasso. 

Un simpatico signore ex-bancario, che tanti consigli e suggerimenti ci ha regalato per impiegare al meglio la nostra visita nel corso di una lunga pausa dal suo impegno come volontario in Piazza Arringo, dove quella mattina partiva e arrivava la mezza maratona, stimava in un 50% gli interventi di chi ci “ha marciato”. Cioè ha sfruttato il sisma come scusa. Altri avanzano stime più sapute e malevoli. Resta che la città è di pietra viva punteggiata talvolta con graziosi inserti di coccio e altri frammenti lapidei storici. In un modo o nell’altro va tenuta su. 

giovedì 3 novembre 2022

PROCEDE LA CORSA PER LA CREAZIONE DI UN DISTRETTO DEL BIOLOGICO A CESENA. LA CONSULTA PER L'AMBIENTE CHIEDE ALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE UNO STUDIO DI PRE-FATTIBILITÁ. ATTUALMENTE L'UNICO DISTRETTO DEL BIOLOGICO ROMAGNOLO STA NELLA VALLE DEL BIDENTE E DEL RABBI

Il seme dell'Altissimo, E. Isgrò, Milano

Prosegue la marcia amministrativa che punta a creare a Cesena un distretto del biologico. La riunione della Consulta ambientale presieduta da Maurizio Pascucci del 27 ottobre ha confermato il proprio sostegno all’iter partito il 2 aprile 2021 con una mozione del Partito Democratico in Consiglio Comunale a favore di una “gestione biologica delle aree verdi pubbliche e private” e della “promozione delle produzioni agricole biologiche nel comune di Cesena”. Fece seguito una delibera del consiglio stesso un paio di giorni dopo. A larghissima maggioranza. 

In seguito in seno alla giunta del sindaco Enzo Lattuca è maturata la posizione critica dell’assessore allo sviluppo economico Luca Ferrini, che alle elezioni del 25 settembre è stato candidato con il terzo polo di Calenda e Renzi, con la motivazione che si tratta di un “progetto divisivo” e che più auspicabile sarebbe un “distretto del cibo” allargato ad altri comuni e sviluppato in sinergia con altri enti territoriali. La consulta, però, a giugno 2022 ha ribadito di stare col bio. Presa di posizione confermata qualche giorno fa con anche l’invito formale all’amministrazione comunale ad affidare ad esperti di biodistretti l’incarico per uno studio di pre-fattibilità. 

 L’opzione a favore del distretto del biologico è sostenuta da passi legislativi a livello nazionale e regionale. Cioè dalla legge approvata dal governo Draghi del 9 marzo 2022, attualmente in attesa dei decreti attuativi, e dal progetto di legge regionale depositato dalla verde Silvia Zamboni in Emilia Romagna il 15 giugno 2021, adottato in seguito dalla maggioranza e in attesa del completamento dell’iter di quella nazionale per decollare coi relativi finanziamenti. Va peraltro rilevato che, come sottolineato da Silvia Zamboni stessa, in Romagna già esiste un primo distretto del biologico: quello della valle del Bidente e del Rabbi, battezzato “Romagna distretto biosimbiotico” e coinvolgente “49 aziende agricole e i comuni di Meldola, Civitella, Santa Sofia e Premilcuore”. Mentre in Emilia nel 2018-19 sono partiti i due “biodistretti” dell’Appennino bolognese e delle Valli del Panaro.

Il distretto del biologico è circoscritto territorialmente (nelle Marche addirittura si avanza l’ipotesi di una dimensione regionale) ma si tratta essenzialmente di un’area economica nella quale il non utilizzo di fertilizzanti chimici e fitofarmaci, insieme ad altri indicatori inerenti la sostenibilità ambientale e, naturalmente, la salute per quanto riguarda la prevenzione primaria, sta alla base della catena dei tre settori economici primario, secondario e terziario. Coinvolge quindi diversi rami produttivi,  quello alimentare prima di tutto. Riguardo all’Emilia Romagna l’incentivazione del biologico rientrerebbe nel mandato 2020-25 che punta alla copertura del 45% della Sau (Superficie Agricola Utilizzata) regionale “con pratiche a basso input di cui oltre il 25 % a biologico”. 

 Le imprese bio in Italia sono in crescita costante e già nel 2019 viaggiavano verso le 80 mila. Nel primario sono in testa le regioni del Sud, nel secondario e terziario Lombardia ed Emilia-Romagna. Che con le sue oltre 5000 aziende agricole, zootecniche ecc. è la prima del settentrione.