AMBIENTE E SALUTE, INQUINAMENTO E TUMORI. QUATTRO GIORNATE TRA MARZO E MAGGIO 2020 PROMOSSE DALL'ASSOCIAZIONE ROMAGNOLA RICERCA TUMORI DI CESENA. A COLLOQUIO CON PIER ANTONIO MARONGIU BIOLOGO E BANDIERA DELL'ASSOCIAZIONE
by Giuseppe Fabbri e Tiziana Lugaresi
Forse l’effetto Gretha sta avvantaggiando anche chi nei
decenni passati ha battuto il chiodo senza grande successo, anche in Romagna, sul
legame tra ambiente e salute e tra inquinamento e malattie, oncologiche in
primis. Pare esserne convinto pure Pier Antonio
Marongiu, 72 anni, biologo nutrizionale e medicale, figura storica dell’Associazione Romagnola Ricerca Tumori
di via Cavalcavia a Cesena, presidente del Comitato Consultivo Misto dell’ambito
territoriale cesenate, istituzione composta da 30 membri espressione del
volontariato, della medicina e della Ausl Romagna. Sono lontani oramai i tempi
in cui l’impegno di Marongiu era attenzionato dalla Digos o avversato con
modalità a dir poco rudi perché forse scomode. Il vento è cambiato e Marongiu
ammette, con inevitabile compiacimento, di percepire i “decisori (politici e
dirigenti Ausl, NdR) un po’ meno lontani” dalle sue istanze. Oltre che,
naturalmente, “di avere la conferma di avere camminato per decenni sulla strada
giusta”.
Già nel 2006, per la verità, fu conferita una medaglia d’oro
“al merito della sanità pubblica” alla associazione di cui Marongiu è
consigliere mentre alla presidenza sta Franco Urbini (laurea in giurisprudenza). Oggi però che
qualche barriera è caduta si può fare di più. Per esempio passare al contrattacco
con una serie di quattro incontri proprio sul legame tra inquinamento
ambientale e alimentazione, nutrizione, agricoltura biologica e patologie
correlate, in primis quelle respiratorie. Si svolgeranno tra marzo a maggio
2020 in coincidenza col quarantennale della nascita dell’associazione presso la
Sala Cacciaguerra del Credito Cooperativo Romagnolo di Cesena.
L’iniziativa è anche il frutto felice del ricompattamento della
associazione romagnola sotto la guida di Urbini a partire dall’aprile 2019. Dopo
cioè una fase di conflittualità interna e di parziale stallo. Una ripartenza
che in realtà è semplicemente una prosecuzione ancora più convinta di prima della
storica attività ambulatoriale rivolta alla prevenzione primaria dei tumori,
dal melanoma al colon-retto, dal polmone dei fumatori all’utero e al seno. Arrt
è stato, come nel caso della mammografia, un precursore della politica degli
screening. Molto investe anche nella promozione di corretti stili alimentari
presso i bambini.
Si tratta, invece, osserva Marongiu, di un vero e proprio nuovo
inizio se si considera che tutto il team dell’associazione sostanzialmente ha
deciso di convergere nell’adesione al principio scientifico, a quanto pare non sposato
allo stesso modo da tutti i luminari, per cui “molte patologie metaboliche e oncologiche
derivano dall’inquinamento ambientale”. Principio che, puntualizza Marongiu, alcuni
trend negativi come l’aumento dell’incidenza delle patologie e l’età “sempre
più giovane dei pazienti” avvalorerebbero eccome. Così come, aggiunge, “mirate sperimentazioni
di laboratorio su roditori geneticamente modificati per ammalarsi delle stesse
cose degli umani”.
Dall’aspartame al benzene, dal glifosato alla diossina ai
campi elettromagnetici non mancano le sostanze correlate col cancro. Sono circa
una trentina. Confermarne scientificamente la nocività è appunto la mission che
l’associazione persegue attraverso progetti concreti avvalentesi della
collaborazione di istituti di ricerca indipendenti e talvolta scomodi come il
bolognese Istituto Ramazzini col suo Centro di Ricerca sul Cancro Cesare
Maltoni di Bentivoglio più volte citato da Marongiu.
“Bisogna far capire che il primo cardine della prevenzione
primaria è conoscere ciò che è positivo e ciò che è negativo” osserva il
biologo. Che è diverso dal medico, aggiunge Marongiu: il biologo vede quello
che succede nella cellula, il medico nell’organismo. Pertanto, per esempio, il
biologo ha tutto il diritto di sostenere apertamente l’agricoltura biologica perché
se è vero come è vero che nella prevenzione primaria contro il secondo tumore
per incidenza, quello del colon-retto, svolge un ruolo l’acido salicidico
contenuto nella frutta e verdura, è d’altra parte indubbio che la sua presenza è
garantita in assenza di fitofarmaci, peraltro da correlare anche al melanoma,
la cui crescita, osserva Marongiu, è del 30-40% ogni. anno. Biologico e non biologico
sono analoghi nei macronutrienti e nelle proteine, ma non nei micronutrienti,
che “sono sostanze che permangono” e nel tempo possono svolgere un ruolo non
positivo. Purtroppo, come studi mirati stanno dimostrando, anche di
“eliminazione delle proteine oncosoppressive”.
“La diossina –spiega Marongiu- richiede 7-12 anni per
dimezzare, ma ne assumiamo sempre un po’ e non riusciamo a smaltirla: si tratta
di molecole che interferiscono e sono anche transgenerazionali perché si
fermano nell’ovaio e nello spermatozoo. Nella Pianura padana abbiamo la maggioranza
di patologie tumorali di zero-dodicenni. La Pianura padana è da bonificare”. Tanto
per dire, insomma, che per Arrt c’è ancora tanto lavoro da fare.
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