domenica 24 novembre 2019


AMBIENTE E SALUTE, INQUINAMENTO E TUMORI. QUATTRO GIORNATE TRA MARZO E MAGGIO 2020 PROMOSSE DALL'ASSOCIAZIONE ROMAGNOLA RICERCA TUMORI DI CESENA. A COLLOQUIO CON PIER ANTONIO MARONGIU BIOLOGO E BANDIERA DELL'ASSOCIAZIONE

by Giuseppe Fabbri e Tiziana Lugaresi


Forse l’effetto Gretha sta avvantaggiando anche chi nei decenni passati ha battuto il chiodo senza grande successo, anche in Romagna, sul legame tra ambiente e salute e tra inquinamento e malattie, oncologiche in primis. Pare esserne convinto pure Pier Antonio Marongiu, 72 anni, biologo nutrizionale e medicale, figura storica dell’Associazione Romagnola Ricerca Tumori di via Cavalcavia a Cesena, presidente del Comitato Consultivo Misto dell’ambito territoriale cesenate, istituzione composta da 30 membri espressione del volontariato, della medicina e della Ausl Romagna. Sono lontani oramai i tempi in cui l’impegno di Marongiu era attenzionato dalla Digos o avversato con modalità a dir poco rudi perché forse scomode. Il vento è cambiato e Marongiu ammette, con inevitabile compiacimento, di percepire i “decisori (politici e dirigenti Ausl, NdR) un po’ meno lontani” dalle sue istanze. Oltre che, naturalmente, “di avere la conferma di avere camminato per decenni sulla strada giusta”.

Già nel 2006, per la verità, fu conferita una medaglia d’oro “al merito della sanità pubblica” alla associazione di cui Marongiu è consigliere mentre alla presidenza sta Franco Urbini (laurea in giurisprudenza). Oggi però che qualche barriera è caduta si può fare di più. Per esempio passare al contrattacco con una serie di quattro incontri proprio sul legame tra inquinamento ambientale e alimentazione, nutrizione, agricoltura biologica e patologie correlate, in primis quelle respiratorie. Si svolgeranno tra marzo a maggio 2020 in coincidenza col quarantennale della nascita dell’associazione presso la Sala Cacciaguerra del Credito Cooperativo Romagnolo di Cesena.


L’iniziativa è anche il frutto felice del ricompattamento della associazione romagnola sotto la guida di Urbini a partire dall’aprile 2019. Dopo cioè una fase di conflittualità interna e di parziale stallo. Una ripartenza che in realtà è semplicemente una prosecuzione ancora più convinta di prima della storica attività ambulatoriale rivolta alla prevenzione primaria dei tumori, dal melanoma al colon-retto, dal polmone dei fumatori all’utero e al seno. Arrt è stato, come nel caso della mammografia, un precursore della politica degli screening. Molto investe anche nella promozione di corretti stili alimentari presso i bambini.

Si tratta, invece, osserva Marongiu, di un vero e proprio nuovo inizio se si considera che tutto il team dell’associazione sostanzialmente ha deciso di convergere nell’adesione al principio scientifico, a quanto pare non sposato allo stesso modo da tutti i luminari, per cui “molte patologie metaboliche e oncologiche derivano dall’inquinamento ambientale”. Principio che, puntualizza Marongiu, alcuni trend negativi come l’aumento dell’incidenza delle patologie e l’età “sempre più giovane dei pazienti” avvalorerebbero eccome. Così come, aggiunge, “mirate sperimentazioni di laboratorio su roditori geneticamente modificati per ammalarsi delle stesse cose degli umani”.

Dall’aspartame al benzene, dal glifosato alla diossina ai campi elettromagnetici non mancano le sostanze correlate col cancro. Sono circa una trentina. Confermarne scientificamente la nocività è appunto la mission che l’associazione persegue attraverso progetti concreti avvalentesi della collaborazione di istituti di ricerca indipendenti e talvolta scomodi come il bolognese Istituto Ramazzini col suo Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni di Bentivoglio più volte citato da Marongiu.

“Bisogna far capire che il primo cardine della prevenzione primaria è conoscere ciò che è positivo e ciò che è negativo” osserva il biologo. Che è diverso dal medico, aggiunge Marongiu: il biologo vede quello che succede nella cellula, il medico nell’organismo. Pertanto, per esempio, il biologo ha tutto il diritto di sostenere apertamente l’agricoltura biologica perché se è vero come è vero che nella prevenzione primaria contro il secondo tumore per incidenza, quello del colon-retto, svolge un ruolo l’acido salicidico contenuto nella frutta e verdura, è d’altra parte indubbio che la sua presenza è garantita in assenza di fitofarmaci, peraltro da correlare anche al melanoma, la cui crescita, osserva Marongiu, è del 30-40% ogni. anno. Biologico e non biologico sono analoghi nei macronutrienti e nelle proteine, ma non nei micronutrienti, che “sono sostanze che permangono” e nel tempo possono svolgere un ruolo non positivo. Purtroppo, come studi mirati stanno dimostrando, anche di “eliminazione delle proteine oncosoppressive”.


“La diossina –spiega Marongiu- richiede 7-12 anni per dimezzare, ma ne assumiamo sempre un po’ e non riusciamo a smaltirla: si tratta di molecole che interferiscono e sono anche transgenerazionali perché si fermano nell’ovaio e nello spermatozoo. Nella Pianura padana abbiamo la maggioranza di patologie tumorali di zero-dodicenni. La Pianura padana è da bonificare”. Tanto per dire, insomma, che per Arrt c’è ancora tanto lavoro da fare.

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