Dopo averci condotto dalla circolare piazza Maggiore fino al crinale da cui, a dire del nostro Dante, discendendo si va nelle Marche e salendo in Romagna, ci viene infatti narrato di due chiese di Mondaino in guerra. Quella romagnola di San Michele Arcangelo e quella di Sant'Agnese a pochi passi una dall'altra in via Roma. La seconda il parroco l'avrebbe chiusa in atto di ostilità verso chi, marchigianamente, ne chiede l'utilizzo. Non siamo riusciti ad ascoltare la campana del parroco...
Siamo invece stati accolti nel Mulino delle Fosse della Porta di Sotto nella parte finale di via Roma che un tempo fu ebraica poi divenne cristiana. Lì i figli della nostra guida, nella circostanza ancora più doppia in quanto sia cicerone sia promoter dell’impresa famigliare, impartiscono una lezione sul formaggio di fossa coi suoi tre mesi di stagionatura e gli 81 giorni di infossatura nei tre cilindrici ipogei di questo locale che sforna 16 mila forme in tre tipologie: fossa classico, stagionato nel grano e il caprino. Il tre qui prevale.
L'impresa è infatti alla terza generazione e nei suoi spazi espone una Divina Commedia in tre volumi, che il solito Dante definisce come la più grande al mondo. Ciascun volume pesa sessanta kg.
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