Le venti opere ispirate dalla Shoah del cesenate Antonio Dal Muto, pittore, storico e graphic novelist, e donate anni addietro dall'autore all'Anpi di Comacchio, sono in mostra fino al 17 febbraio a Palazzo Bellini della cittadina lagunare.
Sono quadri, dice l'artista, nati quasi un ventennio fa dal lavoro di una mese per puro impulso emotivo. Dal Muto non ha mai visitato un campo di sterminio, ma è come se non ne avesse avuta la necessità. Non è la vista che nutre queste immagini, ma la profonda condivisione della pena patita ormai ottant'anni fa da esseri umani degradati, annichiliti, deformati e uccisi dalla crudeltà nazi-fascista.
A cui Dal Muto ha fornito voce attraverso la violenza dei contrasti forti di colori e forme combinati con l'espressività dei volti, degli occhi e delle pose.
Sono quadri parlanti che lasciano il segno anche grazie all'ottimo, invidiabile, allestimento. Affrontano infatti il visitatore emergendo da un buio che li accende. Con tutto il loro messaggio di dolore e condanna.
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