martedì 20 febbraio 2024

LA REGIONE EMILIA-ROMAGNA SUL BANCO DEGLI IMPUTATI NELL'INCONTRO SULLA COLLINA PRIMA E DOPO L'ALLUVIONE DEL MAGGIO 2023 INTITOLATO "RILIEVI" PRESSO LA SEDE DELLA SOCIETÁ AGRICOLA ORTICÁ A SORRIVOLI. POCHI SOLDI E TANTO DISINTERESSE DA PARTE DELLE ISTITUZIONI REGIONALI CHE DI COLLINA DOVREBBERO OCCUPARSI: DALL'AUTORITÁ DI BACINO AL CONSORZIO DI BONIFICA PER FINIRE AGLI UFFICI PREPOSTI ALL'AGRICOLTURA. ANCHE DOPO L'ALLUVIONE IN COLLINA SOLO RATTOPPI. GLI INTERVENTI PREVENTIVI VANNO TUTTI ALLA PIANURA ANCHE SE É ASSODATO CHE L'ALLUVIONE DEL MAGGIO 2023 É STATA DETERMINATA DALLA PIOGGIA FUORI SCALA CADUTA IN COLLINA. CHE NON TRATTIENE PIU' LE ACQUE.

Severo j'accuse domenica 18 febbraio a Sorrivoli negli spazi di OrtiCLab, base operativa della societagricola omonima di Martina e Carlo Enrico, agricoltori bio, per parlare di collina e cambiamento del clima. Da Andrea Fantini, autore di Un autunno caldo: Crisi ecologica, emergenza climatica e altre catastrofi innaturali, da Andrea Benini del Servizio Tecnico di Bacino della Romagna e da Gabriele Antonini dell’Osservatorio clima di Arpae non solo s'è udito l’annuncio (Antonini) che riguardo alla temperatura media del pianeta rispetto all’età preindustriale l’obiettivo di stare sotto il grado e mezzo in più “è già morto”, mentre il successivo dei due gradi ”è sul letto di morte”.

Anche, anzi soprattutto, da parte di Benini e Antonini viene criticata tutta l’azione regionale dell’Emilia-Romagna prima e dopo l’alluvione del maggio 2023. Cominciando dal prevalente focus sulla pianura nella corsa ai ripari contro simili guai futuri. Il malato grave infatti la collina. “La perturbazione partita dal mare in collina che si scaricata: sulle colline del faentino caduta la metdella pioggia annuale e, anche se si parlato di eventi con ricorrenza cinquecentennale” e l’attribuibilità al climate change non dimostrata, ha sottolineato Antonini, la certezza che il guaio si possa ripetere scontata. Come agire?

Smettendo di abbandonare la collina, dice Benini. Non per nulla il titolo dell’incontro è Rilievi. Bisogna “cambiare rotta”. Cosa che purtroppo non si sta facendo, perché, passata l’emergenza, si lavora agli argini in pianura, magari tagliando gli alberi, e si progettano casse di espansione dopo che quelle che già c’erano non sono bastate come non basteranno le nuove. E non si affronta, invece, “il tema dei detriti e dell’acqua che vengono dalla collina”. Dove si sta lavorando per rattoppare, ma i soldi necessari non bastano per “rendere gli interventi definitivi e non provvisori”.

E siccome purtroppo l’autorità di bacino “è stata allontanata dai territori” non resta, per chi in collina vive e lavora, che “fare da sé”, armandosi “nel suo piccolo con la zappa” per “regimentare l’acqua e convivere con questi eventi estremi senza aspettare gli enti”. Sembrano parole di amara ironia, visto che, come osservato dal pubblico, per esempio nelle colline a ridosso di Cesena, non vivono contadini ma avvocati e medici che hanno trasformato vecchi casali in ville, ma è la politica che ha voluto questo: la stessa politica che decide tanto l'edificazione nei posti sbagliati, benché avvertita dei pericoli, quanto la costruzione di vasche di contenimento per tranquillizzare il cittadino dopo il disastro.

La politica, sempre lei, che ha condotto il Consorzio di bonifica, a cui la collina versa denaro, a non esserci più per la collina. “Prende i soldi ma si concentra sul fondovalle”. Perché? Non si sa: “siamo di fronte ad un muro di gomma, nel senso che si tratta di un problema politico e non c’è risposta”.

Come per tante altre questioni. Bisognerebbe, per esempio, vietare la coltivazione dei kiwi, che richiedono grandi quantitdi acqua, magari prelevata di notte durante i divieti, ma “come si fa se al politico interessa solo il consenso? una brutta storia quella tra la conservazione del territorio e la politica”. Il personale stesso al Consorzio di bonifica occidentale è ridotto a “poco” e “spesso la progettazione è girata all’esterno...”

D’altra parte la voce della collina è debole nelle stanze della politica, e non solo perché “ci lavora sempre meno gente con un minimo di fatturato”. Ma anche perché "noi dell’agricoltura -interviene una figura regionale preposta al settore- non abbiamo nessun potere programmatorio. Dopo l’alluvione si è fatto un censimento dei danni ex post, ma poi tutto è deciso a Bologna” . E dà l’idea della lontananza sulla questione tra centro e periferia il fatto che “da Cesena sono pervenute solo cinque domande di contributi su centinaia di aziende danneggiate”. Che significa che “il bando non è stato scritto bene”. 

domenica 18 febbraio 2024

VISITA AL PAESE DELLE DIVISIONI O DEL DOPPIO FATE VOI: MONDAINO, NEL RIMINESE. DUE I DIALETTI, DUE GLI ANTICHI SIGNORI, DUE LE CHIESE ANTAGONISTE, EBREI E CRISTIANI CHE SI AVVICENDARONO NELLO STESSO EDIFICIO CHE OGGI ACCOGLIE IL TURISTA CON L'IMPRESA DI PRODOTTI TIPICI, A COMINCIARE DAL FORMAGGIO DI FOSSA, DEL "MULINO DELLE FOSSE DELLA PORTA DI SOTTO" DEI FIGLI DI ANGELO CHIARETTI, DOPPIO PURE LUI NEL SUO RUOLO DI GUIDA TURISTICA IN ABITI DANTESCHI E PROMOTER DELL' ATTIVITÁ CONDOTTA DAI FIGLI.


A Mondaino, 1400 abitanti, provincia di Rimini, incontri Dante che ti guida a comprendere il Genius loci  di questo paese tra Romagna e Marche. Paese diviso o doppio... largo alle preferenze, perché ospitò Guelfi e Ghibellini, oscillò tra Montefeltro e Malatesta, i suoi abitanti amano definirsi marchignoli, i dialetti sono due e pure oggi vi si combatte una moderna guerra di religione secondo quanto attesta Angelo Chiaretti, vestito in abiti danteschi e già docente ad Urbino oltre che egli stesso duplice in quanto romagnolo di nascita e marchigiano d'elezione e nostra guida sabato 17 febbraio 2024 in questa estrema Romagna guidati da Gianni Giunchi all'insegna del suo progetto intitolato Luogo che salva la bellezza...

Dopo averci condotto dalla circolare piazza Maggiore fino al crinale da cui, a dire del nostro Dante, discendendo si va nelle Marche e salendo in Romagna, ci viene infatti narrato di due chiese di Mondaino in guerra. Quella romagnola di San Michele Arcangelo e quella di Sant'Agnese a pochi passi una dall'altra in via Roma. La seconda il parroco l'avrebbe chiusa in atto di ostilità verso chi, marchigianamente, ne chiede l'utilizzo. Non siamo riusciti ad ascoltare la campana del parroco...

Siamo invece stati accolti nel Mulino delle Fosse della Porta di Sotto nella parte finale di via Roma che un tempo fu ebraica poi divenne cristiana. Lì i figli della nostra guida, nella circostanza ancora più doppia in quanto sia cicerone sia promoter dell’impresa famigliare, impartiscono una lezione sul formaggio di fossa coi suoi tre mesi di stagionatura e gli 81 giorni di infossatura nei tre cilindrici ipogei di questo locale che sforna 16 mila forme in tre tipologie: fossa classico, stagionato nel grano e il caprino. Il tre qui prevale.

L'impresa è infatti alla terza generazione e nei suoi spazi espone una Divina Commedia in tre volumi, che il solito Dante definisce come la più grande al mondo. Ciascun volume pesa sessanta kg.