domenica 21 gennaio 2024

“PER NON DIMENTICARE…” È IL TITOLO DELLA MOSTRA DEI VENTI QUADRI ISPIRATI AL DRAMMA DELLO SHOAH CREATI DAL CESENATE ANTONIO DAL MUTO ED ESPOSTI AL PALAZZO BELLINI DI COMACCHIO PER L’OCCASIONE DELLA GIORNATA DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 2024). DONATI DALL’ARTISTA ALL'ANPI DELLA CITTADINA LAGUNARE ANNI FA E PER UN PO’ RIMASTI INUTILIZZATI, L'ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI IN COLLABORAZIONE COL COMUNE QUEST’ANNO LI HA RECUPERATI PER UNA PERSONALE DEL MAESTRO OTTIMAMENTE ALLESTITA IN QUANTO CAPACE DI RESTITUIRE A QUESTE ORIGINALISSIME OPERE TUTTA LA LORO FORZA ESPRESSIVA E COMUNICATIVA. FINO AL 17 FEBBRAIO TUTTI I GIORNI DOMENICA ESCLUSA.


Le venti opere ispirate dalla Shoah del cesenate Antonio Dal Muto, pittore, storico e graphic novelist, e donate anni addietro dall'autore all'Anpi di Comacchio, sono in mostra fino al 17 febbraio a Palazzo Bellini della cittadina lagunare.

Sono quadri, dice l'artista, nati quasi un ventennio fa dal lavoro di una mese per puro impulso emotivo. Dal Muto non ha mai visitato un campo di sterminio, ma è come se non ne avesse avuta la necessità. Non è la vista che nutre queste immagini, ma la profonda condivisione della pena patita ormai ottant'anni fa da esseri umani degradati, annichiliti, deformati e uccisi dalla crudeltà nazi-fascista. 

A cui Dal Muto ha fornito voce attraverso la violenza dei contrasti forti di colori e forme combinati con l'espressività dei volti, degli occhi e delle pose. 

Sono quadri parlanti che lasciano il segno anche grazie all'ottimo, invidiabile, allestimento. Affrontano infatti il visitatore emergendo da un buio che li accende. Con tutto il loro messaggio di dolore e condanna.








martedì 2 gennaio 2024

LO SPAZIO PINO DANIELE LIVE A NAPOLI, INGRESSO 20 EURO, CI RESTITUISCE L'ARTISTA DI IO SO' PAZZO CON GLI OGGETTI, DALLE CHITARRE AGLI AMPLIFICATORI ALLA SALA DI REGISTRAZIONE AL COMPLETO. É UN'IMMERSIONE NEL MONDO ARTISTICO E NELLA CARRIERA DI QUESTA FIGURA UNICA E FONDAMENTALE DEL POP ITALIANO E INTERNAZIONALE, DI CUI IL QUATTRO GENNAIO RICORRE IL GIORNO DELLA MORTE AVVENUTA NOVE ANNI FA E CHE DELLA NAPOLETANITÁ COSTITUISCE UN INTERPRETE IMPRESCINDIBILE

Una puntata turistica a Napoli potrebbe senza dubbio includere la visita al Pino Daniele Alive, in particolare in questi giorni in cui cade la data della morte (4 gennaio 2024) del musicista e cantautore (questa era la successione dei titoli a lui preferita) napoletano. Se non fosse che di sicuro non incoraggia l'esosità dei 20 euro richiesti alla fine del percorso e malamente etichettati come “donazione liberale” senza però che tale cifra sia espressa nero su bianco da alcuna parte, neppure nel sito della fondazione.

Ma un giro, previo appuntamento (340 806 2908) in via Depretis 130, al secondo piano del Sum (Stati Uniti del Mondo) in questo memorial di un artista così significativo per la musica pop e in specifico per il blues, non delude. Ci sono le sue chitarre, lo strumento, il suo, che acquistò in gran quantità, ciascuna particolarissima. Anche quelle con tacche visive per un Pino ormai alla fine e quasi ridotto alla cecità. Alcune furono rubate nel giorno del suo funerale

É stato poi ricostruita la sua sala di registrazione. Microfoni, amplificatori, lo sgabello stesso nella posizione preferita da Pino. In una stanza c'è l'Africa. Con il cui sound nella sua passione di sperimentatore, che lo avrebbe allontanato dalla napoletanità per attraversare nuove frontiere, Pino dialogò in modo particolarmente devoto. 

Inoltre una accurata linea del tempo ci restituisce l'arco della sua carriera: costellata dai compagni di viaggio con cui esordì, collaborò e che sostenne come produttore. Cominciando da Tullio De Piscopo, passando per Pat Metheny e Paco de Lucia. E finendo con tanti altri da Jovanotti a Vasco Rossi a Pavarotti.

E naturalmente in cuffia, insieme a tanti filmati, parole e immagini, si può ascoltare la sua musica. In particolare quella nata, come lui stesso affermò, con la scoperta che "sposando il blues con la canzone napoletana potevo far uscire Io so' pazzo". E che "con la latina poteva suonare melodia e ritmo insieme".