Enrico, 25 anni, da due gestisce in affitto uno stabilimento balneare a Pinarella di Cervia e non si sbilancia davanti alla richiesta su quanto ammonterà il suo guadagno nella stagione 2021, la prima post-Covid-19. D’altra parte Ilaria, che, invece, a Lido Adriano, Ravenna, di ombrelloni ne ha il doppio (220) ci assicura che “nessun bagnino te lo dirà mai”, quanto guadagna. Presumiamo però da calcoli e testimonianze variamente raccolte che un bagno romagnolo di 100-150 ombrelloni, il bar- ristorante, e lavoro sodo dalle 12 alle 15 e addirittura alle 18 ore al giorno nei tre mesi a pieno regime, e parecchio di meno a primavera per la preparazione alla stagione e a settembre-ottobre per predisporre il tutto per l’inverno con tanto di barriere anti-marea, può bastare per tutto l’anno per vivere “tranquillamente”.
E anche più che tranquillamente, come dichiara Ermes, 71 anni, tre bagni gestiti in passato e la trattativa in corso per un quarto, dopo una pausa di un paio d’anni per motivi di salute. Se l’estate è come quella pandemica del 2021 gli incassi possono essere superiori del 40% rispetto alle stagioni precedenti. Lo conferma Fabio, sempre di Pinarella, col quale conversiamo a fine estate in piena preparazione alla nuova stagione 2022 che inaugurerà già ad aprile. Quarantaduenne, un esercizio gestito dal 2005 che tocca i 240-280 mila euro di fatturato, ammette senza reticenze che nel 2020 pandemico gli incassi sono stati per lui gli stessi del 2019 nonostante due mesi in meno di esercizio. Nel suo caso grande ruolo l’hanno svolto gli spritz et similia, cioè la voglia di chiacchiere post-lockdown. Confida peraltro che neppure la guerra ucraina andrà a detrimento delle sue entrate.
Conversiamo coi bagnini romagnoli soprattutto tra settembre e novembre 2021, quindi a cavallo della storica sentenza del consiglio di stato (18/2021) che sulla questione delle spiagge demaniali e la relativa concessione ai gestori popolarmente noti come “bagnini” dice stop a deroghe e leggi illegittime come l’estensione degli attuali diritti al 2033, imponendo bandi di gara. Il dibattito è babelico: sui social e sui giornali leggi anche di sdemanializzare le spiagge per eliminare il problema. E un ruolo importante lo svolge proprio l’organo della categoria, Mondo balneare, portale dedicato al mestiere del bagnino con anche un periodico semestrale, che sta a San Marino, in pratica nel cuore della Romagna.
Giustamente: secondo il Report spiagge 2021 di Legambiente in Emilia- Romagna ci sono “ben 1.313 concessioni per stabilimenti balneari” su un totale nazionale di 12166. Negli ultimi vent’anni sono cresciuti ovunque, gli impianti, in Italia. Per l’esattezza sono raddoppiati. In Emilia-Romagna di un centinaio solo negli ultimi tre. Col risultato che, insieme alla Liguria, la regione registra la più alta percentuale di arenili privatizzati, 70%, con situazioni estreme quali “i 51,6 chilometri tra Cattolica e Cervia” in cui “troviamo 906 stabilimenti e meno del 9% di spiagge libere ridotte a poche decine di metri di strisce, spesso peraltro proprio nei tratti non balneabili”. È romagnolo, Gatteo, il comune col 100% di spiaggia occupata.
In ultimo la furbizia, sempre secondo Legambiente, di destinare sì il 20% obbligatorio alla libera fruizione, ma calcolandolo su base regionale. In pratica “grazie alle aree protette della fascia a nord di Comacchio e Ravenna si rientra nelle regole”.
Tutto a conferma, insomma, che quello del bagnino romagnolo continua ad essere un lavoro impegnativo, faticoso, con sorprese sgradite soprattutto in tempi di cambiamenti climatici, quali per esempio le mareggiate, ma anche allettante. Prima di tutto, appunto, dal punto di vista economico, benché forse non come nei favolosi anni ‘70 e ‘80. Al netto naturalmente delle evasioni fiscali (e ne apprendiamo di epiche) riguardanti la compravendita degli esercizi, l’Iva, le collaborazioni e naturalmente i servizi prestati, che non sono affatto leggenda. E naturalmente pure di brutte sorprese come quella generata dall’incombere della Bolkenstein, da cui “non si scappa più”, sentenzia un Fabio per questa ragione “sconsolatissimo”.
Dal 2024 quelli come lui potrebbero infatti essere soppiantati da organizzazioni economiche più facoltose e potenti. E questo perché la legislazione che il governo parrebbe approntare per regolare l’assegnazione delle spiagge non raccoglierebbe i “paletti” a tutela della categoria. “Vengono tolti uno dopo l’altro”. Che ne sarà, quindi, degli investimenti intrapresi? In specifico quelli nella legittima convinzione d’essere inamovibili dal proprio sito fino al 2033? Per non dire inoltre della rabbia per la cattiva fama per via del minuscolo gruzzolo di appena 100 milioni complessivi girato dai bagni alle pubbliche amministrazioni in cambio delle concessioni, del quale l’italica categoria in toto è imputata. Quando invece unica responsabile è l’inerzia dei vari governi. Fosse per loro...
E c'è da credergli che non è una questione di portafogli, perché si diventa bagnini per scelta. Verrebbe da dire per vocazione. Era il ’98, Ermes racconta, quando girava in Porsche Carrera Cabrio “per via dell’officina di carrozziere”. Soldi ne aveva, ma anche, racconta, "non smettevo di ripetermi, in considerazione del lavoro malsano, scappa prima che ci lasci la pelle”. Tanto che, quando “una domenica mattina al bar un amico mi chiede di provare... c’era l’annuncio di vendesi a Milano Marittima... Insomma in mezz’ora ho fatto il contratto per il bagno a Lido di Savio con anche l’abitazione: 400 milioni (lire) in tre anni, cento milioni subito. Allora li avevo. Neanche avevo detto niente a casa”. Dove comunque la notizia raccoglie l’ok della figlia. Discorso simile per il marito di Ilaria: anche lui carrozziere e anche lui desideroso di cambiare aria, nonostante l'opposizione dei famigliari ma l'assoluto placet della moglie. Enrico, diplomato ragioniere, proprio di stare in ufficio non gli andava e Thomas è addirittura laureato in lettere e filosofia con un passato di prof e nessun rimpianto per quanto la cultura stia in cima ai suoi pensieri.
Certo, se è probabilmente vero, come sentenzia Ilaria, che con il business della spiaggia e dell’ombrellone devi essere “proprio un cane” perché le cose ti vadano male, senza dubbio alcuno però qualche precondizione per il successo ci vuole. Non ultima la leggendaria simpatia locale, che peraltro nulla vieta ne disponga un cinese (tanto per citare un’etnia evocata dai nostri intervistati come una perfetta antitesi del mestiere). Si richiede però anche, anzi in primo luogo, quel minimo di intimi e consanguinei come forza lavoro, dal padre tuttofare alla fedele morosa. Non solo braccia. Anche competenze. Pratiche e teoriche. Dal cuoco che con le sue galline contribuisce a fornire le quindici uova quotidiane per la pasta fresca. Alla madre che in previsione della nuova stagione in questo marzo ancora gelido sta preparando gli strozzapreti da congelare al ritmo di un paio di chili al giorno per il rifornimento estivo. In aggiunta ai collaboratori, naturalmente, peraltro non più facilissimi da reperire come una volta e ancora assunti in modo creativo.
Meglio poi, consiglia Ermes, subentrare nella gestione con l’acquisto diretto dell’azienda, e con denaro contante. “Il bagno in affitto non conviene, perché ci vogliono 40, 50, 60 mila euro per un anno. Rischi di rimetterci”, mentre pure il mutuo può risultare una palla al piede. Lui, bagnino a partire dai 48 anni, ha sempre optato per il subentro in proprietà, rilevando impianti “medi”, “bruttini”, “spartani”, da “tirare su” e rendere gettonati con aggiustamenti vari. Per poi magari rivenderli in buona salute con lauto surplus da reinvestire in altro: appartamenti in particolare.
“Venti-trent’anni fa, anni ’80 e ’90, 130 ombrelloni, un milione ad ombrellone, le famiglie che facevano un mese di mare, pochi soldi che andavano al demanio, poche tasse... guadagnavi da prenderti un appartamento”, ma certo anche oggi il mare e la spiaggia ti forniscono un buon reddito. Non per nulla Ermes dopo il bagno al Lido di Savio, poi a Cervia con 200 lettini e 110 ombrelloni, quindi l’ultimo (“mi piaceva cambiare quando guadagnavo”) a Pinarella per dieci anni, e infine la pausa imposta un po’ dalla salute un po’ dall’emergenza Covid... insomma vuol tornare presto in lizza con la figlia ancora prima tifosa. Un autentico richiamo della foresta. Di bagni in vendita ce ne sono tanti, con mezzo milione ce la fai e la sfida è sempre quella: comprare un “bagno medio per riempirlo di umanità”.
Senza mai dimenticare, come suggerisce Ilaria, che, per quanto ti distingui per il buon cibo, e la romagnolità del medesimo, è la spiaggia la principale fonte delle soddisfazioni oltre che degli introiti. “Ecco, secondo me oggi il bagno ha perso un po’ troppo la visione della spiaggia -osserva Ilaria- Per fare soldi col ristorante devi avere molti tavoli: il guadagno è solo del 10-15%, devi assumere il cuoco, magari per 3000-4000 al mese. Per noi la ristorazione resta quindi un servizio accessorio. Guadagniamo di più con l’ombrellone: 750-800 euro a stagione. Noi siamo come l’albergatore: lui ti dà la stanza, noi l’ombrellone”.
C’erano anche le serate prima del Covid, ma possono diventare un impegno molto stancante. Ilaria le sconsiglia anche per un’altra ragione: “Se la gente prende tutto da noi a Lido Adriano non c’è più niente. Diventa deserto. Ne parlavo una sera con un ristoratore: la liberalizzazione del commercio è stata un’arma a doppio taglio e io credo che il meglio sia fare bene il proprio lavoro”. In altre parole una giusta dose di visuale a 360% non guasta anche in questo mestiere.
“Oggi Lido Adriano –spiega Ilaria- dopo anni difficili successivamente agli anni ’80, anni di bagni a fuoco, accoltellamenti, la fuga dei ravennati, nuovi arrivi attirati dalle attività vendute a basso prezzo, oggi è finalmente risorto. Oggi è un paese di etnie diverse, integrate. Oggi vedi la gente, non il marocchino, il nigeriamo, la gente, e non si sente più di scippi o altro. D’inverno ha i suoi 7000 abitanti, un polo scolastico dalla materna alle medie, uno sanitario, una scuola di teatro, una proloco che fa i suoi compitini per bene e un presidente che è di Lido Adriano, ama Lido Adriano, si interessa, è molto disponibile. I ravennati ne parlano male, ma è un esempio di rigenerazione positiva, ma d’altra parte i ravennati sono così... hanno un porto, ma non sono aperti. Per dire: io tra i miei clienti ho solo tre ravennati. Ravenna sente sua la spiaggia di Marina di Ravenna. Il sindaco di Ravenna dice che la punta di diamante di Ravenna è Marina di Ravenna. E noi? Ci ho vissuto un inverno a Lido Adriano e sono stata bene...”
L’inverno 2021 invece Ilaria e marito lo trascorrono a Cesena: è un inverno pandemico, ma Ilaria non ha problemi né di gestione del Covid (per quanto non pronunci mai la formula no vax) né, tanto meno, economici. “Altrimenti non starei senza lavorare...”