No, non certo per la recitazione su cui non siamo né maestri né, in questo caso meno che mai, giudici. L'idea, peraltro, di due giovani che dal mare di Gatteo, soprattutto per volontà di lei, puntano a risalire la storia, nel tempo e nello spazio e dalla foce alla sorgente, di quello che ritengono come il "vero" Rubicone, l'Urgon cesenate, fino ad incontrare Giulio Cesare prossimo a scagliarsi con le sue truppe sulla sua Roma, non può non piacere.
Quello che invece proprio non si può condividere è l'avere curvato una nobile idea, coinvolgente studenti (liceo Monti), un'Associazione (Pro Rubicone) e perfino una parrocchia (Budrio) ad un'operazione di marketing territoriale. Nello specifico a vantaggio del Comune di Sogliano al Rubicone.
Il cui Rubicone non è l'Urgon, che sfocia a Gatteo Mare col nome di Pisciatello, e a cui il film si riferisce, bensì l'ex-Fiumicino che Mussolini ribattezza nel '33 come Rubicone. Ne deriva che far passare Sogliano come origine dell'Urgon, come nel film avviene, ci sta, come si suol dire, come i cavoli a merenda.
Perché è vero che sia il Fiumicino-Rubicone sia l'Urgon-Pisciatello nascono nello stesso posto più o meno all'interno del vastissimo territorio della città di Sogliano. Ma è anche vero che il secondo si allontana dalla medesima città praticamente subito con un grande arco nord-ovest prima di ripiegare verso il mare, oggi presumibilmente senza una goccia d'acqua.
La verità geografica è insomma che saluta Sogliano fin dal suo primo vagito come per prenderne immediatamente le distanze, fornendo così a noi posteri il destro per discutere per l'eternità su quale sia il Rubicone di Cesare. E la geografia non è un'opinione.
Gli autori del docu-film, però, non si sono limitati a maltrattare questa materia scolastica già abbastanza maltrattata. Hanno fatto di peggio: l'hanno arrangiata al servizio di un brand, quello del formaggio di fossa. Un pasticcio pazzesco, avrebbe commentato Fantozzi.
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