mercoledì 25 maggio 2022

IL PALAZZACCIO NEL QUARTIERE FIORITA ULTIMO RESTAURO DELLA SERIE MA PRIMO CHE NASCE DAL BASSO... E FORSE MEGLIO

Cesena - Ed eccoci ad un altro recupero storico della città. Va in scena il Palazzaccio, noto anche come Palazzo del diavolo, tre piani in mattoni cinquecenteschi svettanti dal colle al centro del quartiere Fiorita e quindi del Fiorenzuola. Parecchio malandato, ma fortunato. Chi lo vuol risuscitare per nobili contenuti, raccoglie non solo unanime consenso dalla politica. Anche soldi. Almeno perché non crolli. E chissà che questa volta l’impresa riesca con chiara identità e funzionale.

Perché se Cesena è prima della classe per trovare i soldi pubblici e/o privati per restaurare, rimettere in sesto o rinnovare edifici storici, incespica invece sul che cosa farne. Finora niente di azzeccato al 100% come per esempio il Museo Fellini a Rimini. Flop e critiche quasi sempre. Come nel caso, tanto per non prendersela sempre col Comune, della chiesa settecentesca di Sant’Agostino. Danneggiata nel 2003 dal terremoto, restaurata con oltre tre milioni statali soprattutto come spazio culturale, è di fatto inutilizzabile per buona parte dell’anno a causa di un grave limite nel sistema di riscaldamento.

Frutto invece di project financing è il buco nero del Foro Annonario, cioè il Mercato coperto di Piazza del popolo. In passato spazio aperto circondato da colonne, poi coperto dalla metà dell’800, oggi paga un inefficiente metamorfosi architettonica. Tanto che proprio in questi giorni la società, che avrebbe dovuto tenerselo fino al 2057, lo restituisce in parte e anzitempo al Comune. Al prezzo di 1,5 milioni. Soldi pubblici.

E quanto alla Biblioteca Malatestiana è sì oggi aperta ai più disparati utenti dopo un ventennio di lavori e circa 12 milioni, ma chi ne criticò la metamorfosi, in particolare lo storico Claudio Riva, ancora scuote il capo. Continuano a farne le spese, osserva lo studioso, le decine di migliaia di documenti storici rappresentati da libri, stampe, pubblicazioni periodiche, le note foto di scena che erano al Centro Cinema S. Biagio, inglobato nella biblioteca e sostanzialmente sparito, i fondi di grandi cesenati che non smettono di approdare alla Malatestiana, ma che non forniscono più materia per iniziative organizzate da direttori registi dell’istituzione. Stanno lì, al piano zero, per nulla o poco valorizzati.

Casa Bufalini, infine, la casa natale (1787) di Maurizio Bufalini, medico innovatore tanto come clinico quanto come docente morto a Firenze nel 1875, non solo è stata ristrutturata al prezzo di tre milioni (2016) come appartamento e non come edificio settecentesco. Ma anche, lamenta Daniele Vaienti, presidente dell’Università della Terza Età, non è diventata la prima, vera casa della memoria cesenate (quella di Renato Serra ha solo la divisa militare dell’intellettuale morto nel '15-'18) grazie al trasferimento nei suoi 450 mq del fondo di 9000 testi del ‘700-‘800 che Bufalini donò con quelli del padre, medico anch’egli, alla Malatestiana e il Comune di Cesena accolse con gratitudine e stendardi per le vie. Per non farne nulla.

“Si tratta credo del principale fondo medico-scientifico italiano che sia mai stato consegnato ad una biblioteca pubblica” spiega Vaienti. ”Quei libri andavano riportati a casa loro, a casa Bufalini. Trasformata in centro di studi a livello scientifico di medicina storica, naturalmente dopo avere eseguito un restauro scientifico dell'edificio”. Che oggi è un attivo “di tutto un po’”.

Sarà invece il quartiere Fiorenzuola col Palazzaccio a regalare a Cesena qualcosa, al tempo stesso, di respiro universale ma anche identitario? Non snaturato e, soprattutto, di successo? Qualche premessa c’è. Un’idea chiara e adatta all’edificio, prima di tutto. Dei tre piani i primi due andrebbero uno ai moti patriottici del 1831-2, che coinvolsero anche le terre dello Stato della Chiesa, quindi anche Cesena e il Palazzaccio, l’altro alla storia del Risorgimento. Il terzo sarebbe invece occupato dal tema del cambiamento climatico al servizio, prima di tutto, delle vicine scuole superiori.

Altro fausto dettaglio: tutti i partiti, da Cesena 24 alla Lega e al Pd stesso fino a Cesenasiamonoi, che si sono avvicendati nella saletta di WellDone in piazza della libertà col gruppo che vuole il recupero guidato Cesare Benedetti, ex-cuoco con una indomita passione per la storia, hanno apprezzato la circostanza che tutto, idea e battaglia, sia partito dal basso. Basso, intendiamoci, ma colto e competente. Un modo che in passato male probabilmente non avrebbe fatto.


sabato 14 maggio 2022

ALLARME A PONTE ABBADESSE, CESENA, PER IL FUTURO MOVIMENTO TERRA GENERATO DALLA CREAZIONE DI DUE VASCHE DI LAMINAZIONE SULLA RIVA SINISTRA DEL CESUOLA. DIECI-DODICIMILA VIAGGI DI CAMION A/R IN SEI MESI IN ARRIVO

Sarebbe stato meglio informare bene i cittadini, e preventivamente, riguardo al progetto che prevede nel quartiere pre-collinare cesenate di Ponte Abbadesse lo scavo di un paio di vasche di laminazione con asporto di 140 mila mc da un terreno agricolo sulla sinistra del Cesuola. Il fine del lavoro, insieme a molto altro di più al prezzo di quasi sei milioni, è di contenere eventuali esondazioni bi-centenarie del rio, ma comporterà un certo impatto sulla vita del quartiere.

I cui abitanti sono stati sostanzialmente esclusi dalla possibilità di intervenire con rilievi e/o critiche. Non solo perché la procedura di approvazione si è svolta ad agosto (2021), mese deputato alle ferie. Anche perché la documentazione del progetto stesso in quell’agosto era ancora carente di significative integrazioni in seguito imposte dagli uffici bolognesi della regione. E mancavano anche dettagli dolorosi non sottoposti all'attenzione degli abitanti neppure il primo settembre 2021, cioè in occasione della presentazione del progetto complessivo presso la sede del quartiere e online. Li avrebbero appresi solo dopo. Per caso. L’assessora all'ambiente Francesca Lucchi s’è difesa al riguardo sostenendo che ne fosse ignara lei stessa. Difficile crederlo…

Di sicuro non lo credono alcuni cittadini che per farsi sentire si sono costituiti nel comitato PonteAbbadesseAttiva, immediatamente nato col fine di imporre almeno qualche cambiamento di carattere, per così dire, ecologico alla questione del movimento terra. Per esempio destinandolo al risanamento della discarica di Rio Eremo, che sta a monte del quartiere lungo la via Sorrivoli. L’intervento, di competenza del Comune di Cesena, è auspicato da lustri. Lo stesso presidente del quartiere, Amleto Gazza, Pd, ha protestato pubblicamente per quel procedere senza informare a dovere.

La principale ragione di disappunto sta nella volontà della Regione con avvallo del Comune di far confluire la maggior parte della terra escavata sopra un campo di proprietà del cesenate Arturo Santini, presidente di Alce Nero, big nazionale del biologico. È situato a poche centinaia di metri di distanza dal Cesuola. Non solo però sta in area di rilevanza ambientale e all’interno del percorso podistico dei Gessi e la terra importata non è biologica. Ma anche si tradurrebbe in un via-vai di quasi dodicimila camion nell'arco di sei mesi per dieci ore al giorno, andata e ritorno, attraverso la via Sorrivoli e, soprattutto, la via Falconara. Che è senza marciapiedi e vi si affacciano case unifamiliari, impianti sportivi, il bar e pure la chiesa e la parrocchia, che peraltro al comitato sta prestando la sede degli incontri. Perfino dall’interno della giunta di Enzo Lattuca sarebbero sorti segnali di disagio per una decisione che neppure l'assessora Lucchi ha saputo confortare con argomenti inoppugnabili.

Soprattutto se si considera che il campo di Arturo Santini è adiacente alla via Falconara quando questa piega a sinistra. Ebbene, a seguito del conferimento della terra verrebbe elevato di oltre un metro, forse due. Si teme quindi che si trasformi in fattore di squilibrio idrico ai danni dei piani terreni delle abitazioni immediatamente a valle. La zona è storicamente problematica riguardo alle acque meteoriche e non solo: anche per la falda molto prossima alla superficie. Si caratterizza già infatti per tutta una costellazione di mini vasche di laminazione connesse agli edifici sparsi sorti negli anni.

Nel frattempo la vicenda, che forse l’assessora preferiva senza clamore, è ormai esplosa in città e le forze politiche di minoranza accorrono a bussare alla porta del comitato per raccoglier lumi. Pare scontato che approderà presto in qualche forma a palazzo Albornoz e forse pure a Bologna.