Luca Bertolo, Grande Corteo |
"Non sappiamo per che cosa si stia manifestando" osservano le due giovanissime guide della mostra, Anna e Sofia, presumibilmente studentesse di storia dell'arte (o equipollenti). I manifestanti stessi sono un misto di manichini, facce note, vaghi identikit, icone dell'arte, un teschio... e al centro ci sta una statua coperta e, forse, voltata pure di spalle.
Quel che è certo è che la pittura d'oggi s'allontana quanto più può dal realismo pur ispirandosi alla realtà. Oggi l'artista è solo, solo alla ricerca di una strada propria in un mondo complesso, che sgretola ogni certezza, rende labile ogni approdo. Pochi gli ideali, molti i dubbi. E d'altra parte la competizione con la fotografia conduce la pittura, affidandosi ai simboli, ai dettagli, ai pattern, alle lezioni tecniche dello sperimentalismo novecentesco, a fantasiose ed originali interpretazioni per infondere espressività al messaggio.
Vero anche però che le certezze non mancano in queste opere di pittori nati, altrettanto rigorosamente, tra il 1960 e il 2000. Per esempio nel quadro (vedi sotto) di Margherita Manzelli (Senza fine) appare una donna sdraiata su una montagna che galleggia e l'autoritratto di Domenico De Pinto poco distante ci guarda anch'egli con una sua propria consapevolezza di sé.
E poi alcuni quadri sono di denuncia: Iva Lulashi ci racconta la scena di uno stupro di gruppo e Nicola Verlato in Hostia, all'interno di una complessa scenografia e simbologia, raffigura un Pasolini che precipita nel Pantheon.
In una delle prime tele (Thomas Braida) l'iper-realismo di un paesaggio di mare ci costringe a riflettere su alcuni importanti dettagli riconducibili all'ambiente corrotto, al tempo stesso senza rinunciare al fantasy con la presenza della coda di una sirena.
Ne consegue, crediamo, una pittura che ti costringe a perlustrarla, navigarla, a condurre un dialogo con la sua narrazione complessa. In una sorta di barocchismo odierno spesso è il dettaglio il centro del messaggio. Non è una pittura diretta.
Romina Bassu, in Reviviscenze (sotto) partecipa per esempio con una delle sue tipiche personalità femminili: nello specifico una donna catturata nel quotidiano in una estatica e inespressiva perplessità. Ansia, depressione, pressione sociale, scrive la didascalia esplicativa dell'opera, sono le tre arpie anche su di lei incombenti come in altre opere, ma certo il messaggio complessivo del quadto è più all'insegna degli interrohativi che delle risposte nette.
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