mercoledì 1 novembre 2023

THE VANISHING SOLDIER DI DANI ROSENBERG, FILM ISRAELIANO PRESENTATO QUEST'ESTATE A LOCARNO 77, CON LA SUA STORIA ROCAMBOLESCA DI SHLOMI, GIOVANE SOLDATO ISRAELIANO CHE DISERTA E TORNA NELLA SUA TEL AVIV DEGLI AFFETTI E DEL QUOTIDIANO, APPARIREBBE PROBABILMENTE STONATO SE GIRASSE PER LE SALE NELL'ATTUALE TEMPERIE ALL'INSEGNA DELLE STRAGI IN TERRA ISRAELIANA E, ANCOR PIÙ, A GAZA, MA RESTA IL SUO MESSAGGIO PACIFISTA PER UN POPOLO DA DECENNI SCHIZOFRENICAMENTE SOSPESO TRA LA GUERRA E UNA NORMALITÀ SIMILE ALLA NOSTRA, CHE IN FONDO RESTA IL DESIDERIO DELLA MAGGIORANZA OVUNQUE

 

Ido Tako, 22 anni
Improbabile che il film The vanishing soldier, opera seconda di Dani Rosenberg, israeliano, recitato in ebraico, giri per le sale nel suo paese in particolare in questi giorni di stragi di Hamas e di truculenta vendetta israeliana ai danni dei civili di Gaza. Da una veloce perlustrazione in rete parrebbe proprio di no.

La rocambolesca vicenda del giovane Shlomi, soldato che, durante una missione nella striscia, si scopre solo, persi i contatti col manipolo, e decide, nella sostanza, di tornare a casa, a Tel Aviv, cioè di fatto diserta, forse per deliberata consapevolezza forse per giovanile, irresponsabile inerzia, potrebbe, anche se maturata in tempi non sospetti, apparire eccessivamente stonata con la tragedia in corso. 

Shlomi ritorna a Tel Aviv, mentre scopre che si presume per lui la sorte di Shalit, soldato catturato da Hamas e liberato dopo lunga e onerosa trattativa dagli israeliani, e qui il gioco si fa davvero serio. Non ubbidisce all’invito della madre a, per così dire, costituirsi, e si infila invece in un garbuglio sconclusionato di disavventure: fughe, clandestini rientri nella casa, incontri frustranti con la fidanzata in partenza per il Canada. Niente che fili diritto. Più si agita, per scappare e nascondersi, più la sopravvivenza stessa per lui si complica.

Alla conferenza stampa a Locarno 77, dove il film è stato presentato in prima, i critici hanno visto nel protagonista, recitato dall’altrettanto giovane e bravissimo attore Ido Tako, un novello Buster Keaton. I guai in cui si ficca Shlomi sono infatti variegati, imprevedibili e crescenti. Ad un passo dal surreale e perfino dal ridicolo. per quanto Rosenberg, in quella stessa circostanza, abbia enfatizzato invece lo spunto autobiografico della storia. “Soprattutto nella mia testa”. 

“Quando ero soldato -ha raccontato- mentre ero di guardia mi sono detto: adesso scappo. E ho cominciato a correre, a camminare nel deserto fino a che non vedevo più nulla e le ultime luci erano solo quelle dell’accampamento. Allora sono tornato”.

Come dire? Magari è un po’ Saltarellò, il nostro  Shlomi, ma non così incredibile nel brodo schizofrenico di un paese così sospeso, e certo anche stufo della situazione, tra dramma, morte e... Tel Aviv. Shlomi-Ido in fondo non fa altro che correre e correre per scappare dalla guerra e, da buon giovinastro, ritrovare nella sua città cibo, libertà, sesso e amore. La guerra però non smette di inseguirlo in altre forme.

Nella sostanza un film pacifista. Destinato di sicuro a scarsa fortuna per un po'.

Nessun commento:

Posta un commento