EROICA DITTA INCENDI IN ROMAGNA CON DEVASTAZIONI
DI CAPANNONI E CORDOGLIO UNANIME, EPICHE
LOTTE COL FUOCO, DECINE DI MILIONI DI EURO IN FUMO, DANNI ALL’AMBIENTE E... GUAI A NON DICHIARARSI SOLIDALI CON L'IMPRESA (prima puntata)
DI GIUSEPPE FABBRI
Fa effetto scoprire che un teatro e un’azienda
che accatasta carta e cartoni sottostiano allo stesso rigore in
termini di prevenzione incendi stabilito dal Dpr 151 del 2011: il massimo,
quello che prevede, come recita la legge, “visite” e “controlli” dei vigili del
fuoco. Tant’è vero che, per fare solo un esempio, il teatro di Budrio (Bologna)
è temporaneamente chiuso per lavori di messa in regola. Proviamo però ad
immaginare lo stesso incendio che esplode in ora notturna, senza pubblico nel
caso del teatro e maestranze riguardo all’opificio. E immaginiamo quindi le successive
notizie sui due disastri sui quotidiani dell’indomani. Entrambe le cronache verosimilmente
ringrazieranno il cielo per l’assenza di vittime, ma, mentre nel caso del
pubblico edificio l’attenzione si rivolgerà immediatamente ai sistemi di
prevenzione forse non efficientissimi chiamando subito in causa la pubblica amministrazione, riguardo al
capannone industriale la preoccupazione sarà tutta per gli occupati a rischio e per l’imprenditore in ginocchio.
Naturalmente non mancherà il riferimento alle
indagini prontamente avviate per trovare le cause del disastro. Inutile però, riguardo al capannone collassato e ridotto ad un mucchio di rottami ardenti, cercare
nelle cronache dell’evento la parola “prevenzione” se non addirittura, non sia mai, una mezza domanda al
titolare sul pieno rispetto delle norme contro il fuoco. La solidarietà nei confronti del
disgraziato sarà assoluta e guai al temerario che dirotta l’attenzione, per
esempio, sulle emissioni serra aggiuntive in tempo di lotta al riscaldamento globale e, in generale, sui costi ambientali. Sulla base, magari, del ragionamento folle per cui un’azienda soggetta alla massima vigilanza anti-incendio non dovrebbe mai andare a fuoco. Esattamente come un teatro. E il titolare almeno un po' di riprovazione di default comunque la meriterebbe. Gli eroi stanno altrove...
A San Carlo (Cesena) l’azienda di pelletteria
Campomaggi & Lucchi, 110 dipendenti, ha perso a causa del fuoco uno dei tre
corpi pieno di materie prime (4 mila circa degli 11 mila mq del complesso
produttivo) da “fiamme altissime e minacciose” (Resto del Carlino, del 15
gennaio 2020) scattate nel lunedì sera del 13 gennaio. Vigili del fuoco
dall’intero circondario, milioni di danni, fumo che ancora la mattina del
giorno successivo copre il cielo, finestre e E45 chiuse, ma anche solidarietà da ogni dove col sindaco di Cesena e il presidente della
Regione Emilia Romagna in loco ad attestare vicinanza e garantire
soccorso. Alla larga le voci stonate.
Fumo dalla Campomaggi & Lucchi copre il cielo |
"Di fronte all’evento che coinvolge centinaia
di famiglie dei dipendenti sono felice di sapere che l’attività riprenderà
presto” perfino Cesenasiamonoi, organizzazione cesenate nata per parlare fuori dal coro,
tacita chi osa spostare l’enfasi sulla perplessità, almeno su quella, riguardo ad un incidente il cui impatto sull'ambiente, quanto meno, non fa
onore all’impresa. Anzi, il piglio è minaccioso: “se hai elementi concreti per
mettere in dubbio rilevamenti e dichiarazioni dell’amministrazione li
evidenzierei altrimenti fare polemica non credo sia utile a nessuno”. Quanto all'operato di rilevazione degli inquinanti da parte di Arpae... è al di sopra d'ogni sospetto.
Arpae, che raramente trova qualcosa.
Forse la diffusa diffidenza per l’efficacia del suo intervento non tiene conto
della complessità delle sue analisi. In occasione dell’incendio alla Lotras
System di Faenza, però, con tonnellate e tonnellate di materiale vario incenerito dal
fuoco scoppiato nella notte appena cinque mesi prima, anche le timide obiezioni riguardo alla collocazione del rilevatore delle diossine, cioè presso una
scuola a qualche km dall’evento, sono bastate al Resto del Carlino (20 agosto
2019) per chiamare in causa i vizi eterni del "colpevolismo" e del "complottismo". Non sia mai!
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