martedì 7 gennaio 2020

ACCENDO IL CAMINETTO E ME NE FREGO. NORME ANTI-INQUINAMENTO SOLO SULLA CARTA. SI BRUCIA IN LIBERTÀ E NESSUNO INTERVIENE
by Tiziana Lugaresi




No, non può essere che i cittadini di Cesena manchino di totale senso civico da disattendere le norme che sono in vigore per diminuire le polveri sottili e gli altri inquinanti presenti in modo massiccio nell’aria. In particolare in questa parte dell’anno, con le centraline che segnalano livelli di guardia. E tuttavia l’odore acre che invade certe zone periferiche in ore soprattutto serali, o i fumi che si levano dai campi dove gli agricoltori son soliti bruciare sterpaglie e residui di potature, sembrano dimostrare che l’ordinanza del sindaco sulle limitazioni all’utilizzo di caminetti, barbecue, stufe a pellet di classe emissiva inferiore alle 3 stelle nelle zone di pianura al di sotto dei 300m s.l.m stia avendo scarsa applicazione.
La popolazione probabilmente non ha ricevuto informazioni precise o non le ha capite. Anche perché qualche articolo sulla stampa e la pubblicazione delle nuove disposizioni sui portali istituzionali non possono incidere su inveterate abitudini e sulla convinzione che bruciare legname non sia dannoso. Lo è invece, come si evince dai grafici di Arpae: la legna che brucia diffonde nell’aria molte polveri inquinanti. Addirittura il 51% del PM10 primario è emesso dagli impianti di riscaldamento domestici a bio massa. Non solo: anche il più temibile particolato ultra-fine PM 2.5, che per via delle dimensioni microscopiche e inalabili penetra in profondità attraverso l’apparato respiratorio, dai bronchi sino agli alveoli polmonari, e riesce anche, attraverso la mucosa, ad arrivare al sangue, è emesso oltre che da sorgenti antropiche tra cui il traffico veicolare e le attività industriali, anche dalla combustione domestica. Ebbene, sono stati sensibilizzati i cittadini sui gravi rischi per la salute connessi all’esposizione di tali inquinanti? Secondo me no…
L’Organizzazione Mondiale della sanità da tempo ha decretato che “l'esposizione cronica alle particelle contribuisce al rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e respiratorie, nonché cancro ai polmoni” e che “vi è una stretta relazione quantitativa tra l'esposizione ad alte concentrazioni di particolato fine (PM10 e PM2.5) e un aumento della mortalità e morbilità, sia quotidiana sia nel tempo”. Il particolato fine, in particolare, ha effetti sulla salute anche a concentrazioni molto basse. Infatti non è stata identificata una soglia al di sotto della quale non si osservano danni alla salute. Pertanto l’OMS, pur indicando dei valori guida, pone l'obiettivo di raggiungere «le più basse concentrazioni di PM possibile» (Fonte Arpae Ravenna).
Pertanto, nonostante i limiti normativi siano quasi sempre in questi ultimi anni rispettati, la valutazione degli indicatori non può essere considerata positiva. Al contrario, è allarmante. Non viene però sufficientemente resa pubblica in modo da dare ai cittadini la percezione del rischio, cioè mettendo in correlazione l’incidenza, purtroppo nella nostra realtà elevata, delle patologie acute e degenerative con l’esposizione ai contaminanti, nella fattispecie quelli presenti nell’aria che respiriamo.
I quartieri dovrebbero essere le sedi giuste per martellanti campagne di sensibilizzazione invece che solo luoghi di progettazione e di gestione dei cosiddetti patti di collaborazione secondo l’innovativa idea di cooperazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani. Ottimo che ci si occupi della cura di un giardinetto e/o del rifacimento di un vecchio fontanile. Non meno importante però sarebbe che attenzioni ed energie fossero convogliate sulle questioni di primaria ed assoluta importanza: la tutela della salute dei cittadini innanzi tutto.
Di salute, però, negli spazi deputati alla discussione pubblica poco si parla. La nostra regione si distingue per una pignola regolamentazione tramite norme e piani particolareggiati, linee guida e programmi di ogni attività umana, che però restano solo sulla carta. Le azioni previste dal Piano Aria Integrato Regionale sono tante, ma poi chi informa, educa ed estende controlli? Come per esempio per l’amianto, anche per il malcostume inerente combustioni illecite è al singolo cittadino che si assegna l’onere di compiere la segnalazione, magari inimicandosi il vicinato. Il Piano Aria, così come altri provvedimenti, i nostri amministratori si sentono in regola per averlo emanato, certi di aver adempiuto formalmente al proprio compito, pavoneggiarsene magari, come fa Bonaccini, in ogni contesto pubblico a sfondo elettorale. Dimenticandosi però di fornire ai sindaci le condizioni per operare veri cambiamenti.

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