Candidati Verdi a Cesena, elezioni regionali gennaio 2020 |
In generale non hanno di che gioire i Verdi emiliano-romagnoli per lo striminzito 1,95% delle ultime regionali svoltesi in piena temperie di allarme climatico. L’ingresso in consiglio della giornalista Silvia Zamboni grazie al collegio bolognese e a 790 preferenze forse può consolare un po’ nonostante peggio di lei abbia fatto solo il secondo eletto cinquestelle. Non certo però illudere di imporre a Bonaccini la svolta radicale che l’allarme sulla salute della Terra imporrebbe.
Per la Romagna però le cose stanno anche peggio. Non solo la piddina Lia Montalti, che alla propria candidatura aveva impresso un taglio ecologista col suo Manifesto per l’economia verde e l’ambiente, è stata esclusa dalla giunta (e non l’ha presa bene). C’è anche che in consiglio nei prossimi cinque anni il forlivese-cesenate sarà rappresentato dal compagno di partito Massimo Bulbi (oltre 4000 preferenze), il cui principale merito green è di non essere ipocrita e di non nascondere di amar poco la parola ambiente.
Preferisce territorio. Che in quanto presidente di Federcaccia di Forlì-Cesena significa anche territorio di caccia. Bulbi inoltre è un tenace sostenitore della mobilità stradale: delle circonvallazioni, delle bretelle e dei raddoppi. E come presidente della provincia di Forlì-Cesena ha svolto un ruolo determinante nella trasformazione della valle dell’Uso in un polo di smaltimento dei rifiuti incentrato sulle discariche. Ad oggi siamo alla terza. Rifiuti anche pericolosi da tutt’Italia. Senza peraltro che né i Verdi cesenati né quelli riminesi abbiano mai espresso sul tema una mezza parola.
I Verdi romagnoli non sono i grunen tedeschi, d’accordo, e non hanno la stessa forza. Aborriscono poi l’idea della destra al governo della regione. Che pena però vedere Maurizio Pascucci, candidato nel cesenate per il partitino, che sostiene di avere a cuore la vita di tutti gli animali senza eccezioni, confrontarsi sulla stampa pre-elezioni con Bulbi chiedendosi come faranno mai due così a stare nella stessa coalizione.
Certo, Pascucci è uomo Arpae e attualmente lavora alla Struttura Oceanografica Daphne di Cesenatico e Bulbi nel forlivese-cesenate è passato nell’arco di un quarto di secolo dall’assessorato presso la comunità montana alla presidenza della provincia per finire a sindaco nella sua Roncofreddo. Fanno cioè parte di una grande famiglia amministrativa allargata tinta grosso modo dello stesso colore e se Bulbi è un Pd doc Pascucci sicuramente simpatizza.
Però, solo per dare un’idea del tasso di primitività con il quale le ragioni dei cacciatori raccolgono ascolto presso il Partito Democratico, basti la circostanza della decurtazione ad opera della regione Emilia-Romagna (delibera del 8 aprile 2019) di ben due terzi dell’Oasi floro-faunistica di Torriana Montebello nel riminese (l’oasi più “longeva del territorio riminese” inclusa nel Sic Torriana Montebello e Fiume Marecchia) con la motivazione della “densità di cinghiali eccessiva”.
Erano quasi 900 ettari, ne resteranno 326, e i cinghiali verranno ammazzati, scrive il comitato che ne vorrebbe la reintegrazione, “col metodo (incivile, NdR) della braccata che è il peggiore per l’ambiente”. “La braccata – scrivono – può essere fatta nei giorni di mercoledì, sabato e domenica di ogni settimana dal sorgere del sole al tramonto ed è vietato a chiunque di accedere, considerato il rischio per la pubblica incolumità determinato dalle armi e dalle munizioni particolarmente potenti impiegate per tale forma di caccia”. Altro che turarsi il naso!
D’altra parte l’abbraccio col partitone da qualche anno sembra nascere da un impulso compulsivo in Emilia-Romagna e in Romagna in particolare. A Cesena, addirittura, avviene, per così dire, “a mia insaputa”. Nel giugno 2019, secondo la stampa locale i Verdi si schierano con Enzo Lattuca (Pd) al ballottaggio. Sono in tre, Maurizio Pascucci e Cristina Mengozzi (marito e moglie), più Sara Mazzuoli (che vive a Lund, Svezia). Anzi, quattro. C'è anche Gabriella Poma di Bertinoro. Lo stesso paese di Sauro Turroni, ex-parlamentare verde, indicato come possibile regista dell'operazione.
Cesenatoday scrive che sono Verdi, perché il partito, assicura il giornale, è stato ricostituito prima delle europee. “Un’iniziativa a livello personale” commenta però il cesenate Giancarlo Biondi, verde storico che nel 2012 è stato pure delegato con Davide Fabbri, Stefano Brigidi e Leonardo Cuni all’Assemblea programmatica dei Verdi di Chianciano e che ai Verdi è ancora iscritto.
Almeno i riminesi un barlume di serietà l’hanno inscenata. Ad ottobre 2019 hanno raccolto aderenti e simpatizzanti in una Assemblea Costitutiva con tanto di mozione e perfino un dibattito, nel corso del quale i due fronti, quello pro-alleanza col Pd e quello contro, si sono espressi in modo abbastanza trasparente. “Vecchio dilemma” ha esordito la bolognese Silvia Zamboni evidentemente favorevole al pro. “No ad alleanze, sì al piccolo partito che pungola” era invece la posizione di Marco Affronte, ex-europarlamentare grillino.
Qualche giorno dopo però a Bologna vince il primo, come del resto prevedibile già a
Rimini. Col bel risultato complessivo, giusto per tirare le somme, che a Cesena dei Verdi “a mia insaputa” sparisce traccia esaurito il compito di portare voti al sindaco Lattuca. A Faenza,
d’accordo Art. 1, ringalluzzisce il partito del mattone. E a Bologna Bonaccini, come premio
per lo “sbattimento” (potrebbe dire qualche follower di Linda Maggiori) per farlo vincere,
esclude dalla nuova Giunta regionale, oltre all’unica romagnola “verde” del suo partito,
anche i Verdi. Che come bambini un po' sprovveduti e confusi si lagnano e pentono.