sabato 7 dicembre 2019

UNA MOSTRA SUI DUE GRANDI GEOGRAFI DELLA ROMAGNA PIETRO ZANGHERI ED EMILIO ROSETTI. AL CENTRO UN MAGNIFICO PLASTICO DI CARTONE DELLA ROMAGNA REALIZZATO QUASI UN SECOLO FA. DANIELE ZAVALLONI GEOGRAFO EGLI STESSO NONCHÉ PRESIDENTE DELL’ECOISTITUTO E MEMBRO DEL COMITATO SCIENTIFICO DELL’ECOMUSEO DI CESENA STA LAVORANDO ALL’IMPRESA. CERCA SPONSOR E FONDI



Cercasi finanziamenti per mostra storica sulla Romagna (anzi, le romagne) di Pietro Zangheri ed Emilio Rosetti. Sarebbe anche l’occasione per esibire ad un pubblico più vasto, anche territorialmente, un autentico gioiello: un plastico della Romagna realizzato da quel grande scienziato che fu Pietro Zangheri nato a Forlì nel 1889, ragioniere, direttore dell’istituto per anziani della sua città, ma anche - come precisa il coordinatore del progetto della mostra Daniele Zavalloni - dedicò allo studio della terra natale “oltre sessant’anni di ricerca naturalistica e più di duecento pubblicazioni”.
Storico naturalista cesenate, geografo, direttore della Biblioteca dell’Ecoistituto (Cesena) Zavalloni sta lavorando all’impresa insieme al Presidente di Pro Natura di Forlì Paolo Silvestri, pur senza ancora la certezza piena dei finanziamenti (a parte 20 mila euro promessi dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e poco di più da altri sostenitori).
“È un’autentica opera d’arte – spiega Zavalloni riguardo al plastico- pur non essendo mai stata considerata quanto tale. Materialmente costituito di vecchio cartone di 5 millimetri, occupa un’intera stanza perché è un quasi quadrato di 4,5 per 5 metri. Rappresenta con una scala di 1:25mila tutta la Romagna, che dal punto di vista geomorfologico e naturalistico è più amplia di quella amministrativa, quella attuale, in quanto invade territorio toscano e marchigiano. Zangheri la compose nell’arco di un trentennio basandosi sulla cartografia militare, che era realizzata a terra da un misto di competenze: un ufficiale, un cartografo e un topografo in primis. Si trovava nella casa di Zangheri e, mentre il resto del materiale dello studioso sta a Verona, questa meraviglia smontabile in tre parti è stata trasferita a Santa Sofia nella sede del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi”.
Emilio Rosetti, il secondo studioso della mostra, nasce invece a Forlimpopoli nel 1839 ed è autore dell’ancora utilissimo volume di settecento pagine intitolato La Romagna: geografia e storia edito a fine ‘800 da Hoepli. Diversamente da Zangheri Rosetti scandagliata la Romagna tanto dal punto di vista naturalistico quanto da quello socio-economico. Località per località. All’interno del medesimo perimetro, per così dire, allargato.
Preventivata in 55 mila euro circa, la mostra consisterebbe in disegni, fotografie della Romagna, una traduzione digitale del plastico e pagine internet sul tema: il tutto a coronamento di una ventina di tavole quadrate di un metro di lato illustranti la vita di questi due grandi romagnoli. Vita largamente vissuta in Argentina da parte di Rosetti. Invece da parte di Zangheri ininterrottamente dedita alla ricerca scientifica tanto da essere definito da Zavalloni “il più grande naturalista del ‘900”. Quindici tavole per Zangheri, cinque per Rosetti.
In una certa misura seguirebbe la traccia di un’altra precedente impresa di Zavalloni e del suo Ecoistituto, a cui Zavalloni vorrebbe, con la biblioteca specializzata di 15-20 mila volumi, imprimere un rinnovato fervore dopo gli anni succeduti alla scomparsa del fratello Gianfranco (2012) vero capostipite dell’ambientalismo cesenate oltre che massimo animatore dell’Ecoistituto. Che quasi un decennio fa elaborò “venti tavole” illustrative delle opere degli Antonelli di Gatteo, che sono una famiglia di ingegneri e architetti che nel ‘500 vanno in Spagna e nelle Antille operando più e meglio del genio vinciano che, notoriamente, molto ideò ma molto meno realizzò.
Gli Antonelli, invece, dopo essersi distinti in fatto di ingegneria militare in occasione dell’assedio di Siena del 1554 da parte di Carlo V e relativi alleati, dirigono la costruzione di opere pubbliche per i reali di Spagna e Portogallo quali gli interventi per rendere navigabile il Taro e poi la diga di Tibi. Che è di mattoni eppure la più alta al mondo. E fortificazioni militari in Africa del Nord e in America latina tali, quest’ultimi, da mettere in scacco il terribile corsaro al servizio della regina d’Inghilterra Francis Drake. “Attualmente cinque siti realizzati dagli Antonelli in America latina sono stati dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità” puntualizza Zavalloni sottolineando anche che nel 2015 l’Ecoistituto partecipò alla settimana della cultura italiana all’Avana proprio raccontando la vita di questa famiglia con quelle tavole collocate all’interno dei locali del Castello della Punta”. Oggi il materiale costituisce una “mostra permanente”. 

Vano invece ogni sforzo di esporle a Gatteo, città natale degli Antonelli. ”Ci riuscimmo invece a Vaiano”, nel pratese (Toscana). Zavalloni spera in un maggior successo romagnolo per Zangheri (su cui sta scrivendo una biografia) e Rosetti.

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