martedì 27 giugno 2023

MENTRE CESENA SI LECCA LE FERITE CAUSATE DALL'ALLUVIONE DEL SAVIO DEL 16-17 MAGGIO I PAESI A MONTE PROGETTANO INSEDIAMENTI PRODUTTIVI IN FASCIA DI RISPETTO DEL FIUME. SOGLIANO AL RUBICONE, ATTRAVERSO LA SUA SOCIETÀ DEL BUSINESS DEI RIFIUTI SOGLIANO AMBIENTE TRASPORTI, VUOLE COSTRUIRE, CON IL BENEPLACITO DI TUTTE LE AUTORITÀ REGIONALI DI SUPERVISIONE, COMPRESO IL SERVIZIO TERRITORIALE E PROTEZIONE CIVILE DI FORLì-CESENA, FINO A 11300 MQ DI SERVIZI, COMMERCIO E ALTRO NELLA SUA FRAZIONE E45 DI BIVIO MONTEGELLI IN AREA ESONDABILE. E LA CEMENTIFICAZIONE DELL'ALVEO CONTINUA... A NORMA DI LEGGE E COME SI FA DA DECENNI


Cinquantotto milioni di danni e interventi di ripristino d’ogni genere a causa dell’alluvione del Savio del 16-17 maggio possono spiegare il maggiore interesse a Cesena su quel che accade nei pressi del fiume a monte. Di conseguenza la volontà del Comune di Sogliano al Rubicone di realizzare un insediamento produttivo a Bivio Montegelli tra lo svincolo della E45 e la confinante area industriale di Gualdo (Roncofreddo), presso la confluenza del Torrente Ansa nel Savio e in “un’area interamente ricompresa all’interno della fascia di tutela fluviale (150)”, non può non suggerire qualche perplessità. In realtà si tratta solo dell’ennesima prova del modo “regolare”, sia nel senso di rispetto della legge sia nel senso della consuetudine, con cui il Savio è stato nei decenni variamente aggredito o semplicemente assediato dal cemento.


Interessante, a titolo esemplificativo dei compromessi a cui si ricorre anche in questo caso tra interessi edilizi e ragioni idrogeologiche, l’ok arrivato nel corso del 2022 dal Servizio Territoriale e Protezione Civile di Forlì-Cesena. Che approva il progetto a patto che la quota della strada di accesso all'area e del parcheggio non scenda sotto gli 85,80 metri sul livello del mare. Anche perché, attenzione, la strada, che sarà vicinissima al fiume, “dovrà fungere anche da argine”. Come non tornare con la mente ai giorni in cui l'argine presso via Roversano a Cesena non è bastato a contenere il fiume?

Siamo a 26 km da Cesena, nel Comune di Sogliano al Rubicone (3150 abitanti) il quale, se nella sua estremità più meridionale, Valleuso, del proprio territorio di 93 kmq proprio in queste settimane sta cercando di ottenere, e otterrà, l’autorizzazione per avviare la quarta discarica che, dopo l'asportazione in prossimità del fiume di 1,5 milioni di mc, accoglierà rifiuti speciali per trent’anni, in quella settentrionale, Valle del Savio, Bivio Montegelli, vuole invece un propria zona produttiva. Un’altra, ma sarebbe la terza nelle intenzioni storiche dei suoi amministratori...

Valle del Savio significa E45, e Bivio Montegelli è da sempre l’unica frazione soglianese ritenuta in posizione strategica quanto a demografia ed economia. Qui, appunto, a partire dal 2001 sono stati destinati presso il fiume a commercio, servizi e fabbriche 44 mila mq. E qui il 17/12/2019 il Consiglio Comunale di Sogliano al Rubicone ha votato a favore della realizzazione di un cosiddetto Piano Urbanistico Attuativo con una potenzialità edificatoria complessiva di 11300 mq, di cui 9760 dovrebbero essere rappresentati da un complesso di edifici allineati per circa 115 m tra la statale e la E45 e il fiume. Sul resto non si sa. L’operazione aggrega infatti proprietari poco concordi, ma torniamo al Savio, che è lì, oltre la boscaglia, lo si raggiunge lungo una strada sterrata che lo costeggia in obliquo per circa 50 m...

E riguardo al quale i documenti sono chiarissimi: siamo in area fluviale e il Piano stralcio dell’assetto idrogeologico colora di blu e azzurro tre quarti del territorio oggetto dell’operazione in quanto passibile di esondazioni trentennali o bicentenarie, per quel che ancora certe scansioni temporali possano significare dopo i 600 millimetri di pioggia caduti in venti giorni in alcune parti alte della Romagna. E tuttavia i progettisti non solo rassicurano con precisi calcoli, evidentemente probanti e convincenti, che sotto l’aspetto idraulico l’intervento “è caratterizzato da adeguati margini di sicurezza”. Ma anche, a proposito del consumo di suolo indicato tra le corresponsabilità del disastro del maggio 2023, aggiungono che “non sottrae apprezzabili volumi alla laminazione non interferendo negativamente con la sicurezza idraulica dell’intorno”. 

E anzi il principale autore del piano, l’ingegnere Leopoldo Raffoni, aggiunge perentorio che il 16-17 maggio “lì non c’è andata neanche una goccia d’acqua: un fatto così devastante non ha toccato l’area”. Quindi “dire che il progetto non è compatibile col Savio è dire una eresia”. Inutile invece contattare il responsabile soglianese dell’operazione, l’assessore all’ambiente e alle attività economiche, Marco Brigliadori, perché rifiuta ogni chiarimento a parte la certezza che il piano partirà.

Impensabile il contrario: Sogliano al Rubicone sta perseguendo l’obbiettivo con metodo da quasi un quindicennio. La parte dei terreni privati, oltre alla frazione di proprietà di Zanetti (ottica) ed un’altra demaniale, appartiene, a seguito di oculati acquisti, a Sogliano Ambiente Trasporti srl, controllata all’83% da Sogliano Ambiente spa, che a sua volta è all’80% del Comune di Sogliano al Rubicone. Amministratore unico è Giovanni Giannini, dominus della società madre. Il progetto stesso è stato attivato per iniziativa di Sogliano Ambiente Trasporti, per quanto il fatto possa sorprendere dal momento che questa società avrebbe come oggetto d’impresa il trasporto di merci e in particolare di rifiuti, non costruire presso i fiumi. Quindi non si ha a che fare con un privato qualsiasi, ma con il Comune stesso di Sogliano al Rubicone, che piange per i pesanti danni delle precipitazioni del maggio, ma vuole l’area produttiva a Montegelli. (GIUSEPPE FABBRI)

giovedì 1 giugno 2023

HAULOUT DI EVGENIA ARBUGAEVA E MAXIM ARBUGAEVA ELOGIATISSIMO E PREMIATISSIMO DOCUFILM INGLESE DEL 2022 RACCONTA DI TRICHECHI INTRAPPOLATI DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO CHE CANCELLA IL LORO HABITAT NATURALE E LI COSTRINGE AD UN SOVRAFFOLLAMENTO MICIDIALE. UNA METAFORA DELLA MINACCIA CHE INCOMBE SU DI NOI?



Siamo ad uno dei confini del mondo: l’artico russo. Dove va in scena la sofferenza dei viventi, animali e uomini, per la tragedia del clima che cambia e che il docufilm di Evgenia Arbugaeva e Maxim Arbugaev, Haulout (Regno Unito 2022, 25’) premiato come miglior docufilm al 95th Academy Awards (marzo 2023) ci esibisce in una sorta di post o pre apocalisse a voi la scelta. C’è lo stesso senso di desolazione e deserto di certe visioni distopiche alla Cormac Mc Carthy. In questa estremità della terra nella quale la natura dovrebbe imperare per l’assenza dell’uomo e invece regredisce o addirittura soccombe per colpa dell’uomo un ricercatore solitario assorto e frugale come un monaco è ripreso mentre studia col distacco dello scienziato, ma diremmo anche con la pena dello spettatore, la tragedia di migliaia e migliaia di trichechi intrappolati sulla terraferma a cui sono approdati esausti a causa dell’assenza del ghiaccio per ripartire e in grande quantità muoiono...

Benvenuti sulla scena di uno dei prodromi della grande estinzione dell’antropocene. I trichechi s’ammassano sulla terraferma per crogiolarsi, da cui il titolo Haulout, magari al sole, trasformando però in iperpopolamento quello che per loro dovrebbe essere solo un passaggio, forse quel tanto per procreare e allevare i cuccioli prima che s’immergano nelle gelide acque in direzione della propria autonoma esistenza. Invece l’haulout si traduce in un ammasso di corpi che non partono più e quindi molesti e nocivi l’uno l’altro e irritati come a volte gli umani nella ressa che rifiutano. Nel carnaio le loro stesse buffe e ingombranti zanne diventano micidiali.

E pur con tutta la crudezza e l’animalità del reale è difficile non pensare che assistiamo ad una metafora, perché in Haulout ci sono tutti gli ingredienti delle minacce alla umana sopravvivenza in atto e incombenti per via dei cambiamenti del clima combinati con popolamento estremo, carenza di risorse vitali come l’acqua, conflitti per il loro accaparramento e lotta sordida per la vita in una sorta di selezione poco naturale e molto antropologica in quanto a tutto vantaggio del più ricco o del più geograficamente fortunato. Come nel film anche per noi terrestri i giovani scalpitano e alcuni partono altri no, alcuni approdano altri muoiono.

E l’uomo, Maxim Chakilev, che da anni studia il comportamento dei grossi mammiferi dal muso simpatico e le zanne surreali, nel suo vivere da cenobitica in quell’estremo di mondo guarda e constata impotente. In quello scampolo del circolo polare artico ha contato fino a 100 mila esemplari in sosta e tuttavia in numero sempre maggiore condannati a causa di un ambiente che non è più il loro. E a quelle morti non può fare altro che assistere, allontanando quanto più possibile la propria minimale esistenza di uomo dalla disperazione degli animali, che deborda, rompe i confini tra le due specie. Forse dilagando nella sua stessa fiducia nel futuro.